Andrej Gelasimov

Andrej Gelasimov La sete


Atmosphere libri, 2011 Letteratura Straniera | Romanzo | Romanzo breve

04/03/2016 di Eliana Barlocco
Etimologicamente parlando, il termine Sete è un tema antichissimo passato poi a indicare ‘consuzione’, ardore, anelito, una spinta incessante e potente al raggiungimento del proprio scopo e, in maniera traslata, anche deperimento. Attraverso una scrittura breve, uno stile conciso, quasi una sorta di sceneggiatura che si dimostra anch’essa essenziale, arsa e non per questo inefficace, Andrej Gelasimov ci propone La sete. Pubblicato in patria nel 2002, il libro consta di un racconto lungo, La sete appunto, e di un racconto breve dal titolo Žanna.

I due scritti insieme occupano poco più di 120 pagine, sfatando così anche un po’ il mito della proverbiale lunghezza degli scrittori russi. Gelasimov nasce nel 1966 a Irkustk, Siberia, a 185 km da Mosca, nota anche per le sue “miti” temperature. E questa gelida temperatura si riscontra nel tratteggio dei personaggi. Dapprima cupi, arroccati su se stessi, incapaci di volontarie aperture; personaggi che, colpiti duramente dagli eventi che il mondo ha loro imposto, cercano di recuperare una loro dignità attraverso la sete di vita che è anche conoscenza di se stessi e degli altri. Un percorso difficile che va in crescendo grazie all’intervento di elementi esterni atti a dissetare gli animi: la vodka, l’arte del disegno, la musica e non da ultimo i bambini.

Sono molteplici le tematiche che in questo concentrato letterario affronta Gelasimov: si va dalle ferite emotive e fisiche che la guerra (qualunque essa sia) lascia sui suoi combattenti, all’incapacità della società civile di riaccogliere coloro i quali le hanno subite e che poi, per il resto della loro vita, debbono convivere con tali ferite; si affronta il tema dell’amicizia e del cameratismo (inteso nell’accezione originale del termine, ossia quello di compagno e commilitone); si declina l’animo ormai divenuto adulto e però monco della presenza della figura paterna; si combatte la faticosa lotta quotidiana dei protagonisti per nascondere quelle che gli altri considerano imperfezioni fisiche e morali. E attraverso un viaggio, reale nel primo racconto e al limite dell’immaginario nel secondo, i protagonisti riemergono ritrovando se stessi e in parte la propria strada.


I bambini, dicevamo, partecipano e sono la chiave di volta del cambiamento. Anime pure che ascoltano, percepiscono quell’anelito verso la “normalità”. Loro leggono oltre le apparenze, naturalmente incapaci di contenersi dinanzi alle barriere sociali. Sono le orecchie per ascoltare il presente, sono gli occhi per vedere il futuro, sono l’acqua per calmare la sete degli adulti e alla fine della lettura la sensazione di arsura, l’anelito verso le mille sfaccettature della vita, sia positive che negative, divengono un ricordo lasciando spazio a un barlume di speranza. E se per alcuni questa povest’ (genere intermedio per lunghezza fra il racconto e il romanzo) può venire compresa (per i temi affrontati) solo in patria, io concordo con la dichiarazione di Gelasimov stesso: Tutti noi siamo soldati torturati inclusi color i quali non hanno mai visto una battaglia o imbracciato un fucile..forse vi è una legge universale secondo la quale i ragazzi innocenti debbono soffrire maggiormente per ciò che hanno fatto i loro padri. E questi giovani sono sacrificati ovunque, non solo in Russia…”