Andrea Podestà E Manuela D’auria

Andrea Podestà E Manuela D’auria Le parole che volevo ascoltare. De Andrè traduce Cohen e Dylan


Musica | Saggi

22/01/2016 di Elena Bertoni
Su De Andrè, Cohen e Dylan sono già stati versati fiumi di’inchiostro, è stato scritto di tutto e di più su di loro e sulle loro canzoni, ma Andrea Podestà e Manuela D’Auria con questo lavoro ci regalano senza dubbio una chicca.

L’idea di questo libro nasce dalla tesi di laurea in lingue di Manuela D’Auria sulle traduzioni dall’inglese di Fabrizio De Andrè, tesi che vede il coinvolgimento di Podestà, ex insegnante della ragazza e profondo conoscitore e cultore di De Andrè.

Vengono affrontate le traduzioni di De Andrè di  Suzanne, Nancy e Giovanna d’Arco di Cohen e Via della povertà e Avventura a Durango di Dylan, analizzando in maniera estremamente dettagliata i testi originali in inglese e i testi in italiano di De Andrè che ha dimostrato anche in questo caso, se mai ce ne fosse bisogno, di essere un grandissimo poeta e di avere una conoscenza estremamente profonda della lingua italiana, che gli ha permesso, lui che conosceva molto bene il francese ma masticava poco l’inglese, di ottenere un risultato finale più che degno, se non migliore, dell’originale.

 E’ vero che “tradurre è un po’ tradire”, non c’è quasi mai una traduzione letteraria del testo, cosa che sarebbe praticamente impossibile, ma in De Andrè si legge un gran lavoro per mantenere nel brano in italiano, la stessa musicalità ed originalità, per non parlare della metrica nelle strofe e delle rime.

Se nelle traduzioni dei brani di Cohen che raccontano di tre donne, Fabrizio ha in qualche modo tradito il significato originale, soprattutto in Nancy, in Dylan mette  qualcosa di nuovo.  Per Via della povertà trae spunto da un testo scritto in precedenza da Francesco De Gregori, mentre in Avventura a Durango, scritta con Massimo Bubola, inserisce addirittura versi in napoletano.  

Le parole che volevo ascoltare, titolo che prendo origine da un verso di Giovanna D’Arco  “sono parole le tue che volevo ascoltare…” è un libro di 126 pagine molto “dense”, dove  più che il risultato finale che tutti conosciamo, viene studiato il percorso fatto per giungere a tale risultato. Non sarà forse apprezzato da tutti perché  il linguaggio a volte risulta un po’ accademico, degno di una tesi di laurea, c’è largo uso di termini da “addetti ai lavori”, poeti, insegnanti (per esempio “anisosillabismo …”chi era costui? ) ma il risultato è un libro interessante che racconta anche curiosità e particolari sconosciuti ai più.  Notevoli gli interventi di Paolo Bonfanti e Max Manfredi.

Le parole che volevo ascoltare

De Andrè traduce Cohen e Dylan

Di Andrea Podestà e Manuela D’Auria

Editrice Zona – pag. 126 – Euro 14,00