
Andrea Camilleri L`altro capo del filo
Selelrio, 2016 Narrativa Italiana | Giallo | MMontalbano stories
13/06/2016 di Corrado Ori Tanzi
In una Vigáta approdo d’assalto per l’arrivo senza fine di centinaia di migranti, il commissario Montalbano deve fare i conti con un omicidio che lo riguarda da vicino. Elena, la sarta che gli sta confezionando un vestito, viene trovata cadavere nel suo laboratorio, straziata da oltre venti forbiciate che la hanno colpita dappertutto salvo che sul seno. Fuori dallo sconvolgimento privato, Montalbano non solo non riesce a capacitarsi del gesto, visto che la donna conduceva vita ordinaria tra gente che non fa che testimoniargli la positività del ricordo, ma non è proprio in grado di veder avanzare di un centimetro le indagini. Intanto sull’isola gli scafisti continuano a mietere vittime, liberi di nuotare nel loro sporco brodo di sopraffazioni e scorribande tra i miseri.
Lo sapete com’è fatto Salvo, no? Lui mica è come Poirot. No, lui vive dello stesso sangue di Maigret e quando gli diventa cavudo, cavudo è capace di attaccare l’isola al continente. Intanto mette a posto un paio di corsari della sporcizia umana (la loro s’intende), poi concede che il cibo di Adelina faccia il suo corso nel fisico ormai stanco di mille battaglie per ridare luce alle celluline grigie che, si sia mediterranei, anglosassoni o di discendenza francofona, ogni investigatore deve mettere al proprio servizio.
E il film incomincia ad avere un senso. Le immagini si ricompongono, le voci ora s’incastrano meglio, lettere, appunti, brandelli di foto escono dall’ombra del senso. Il micio della vittima, nel giocare con un gomitolo di lana in sartoria, gli consegna l’ultima chiave per chiudere la sceneggiatura. Il commissario si distacca dalla sua stessa squadra chiudendo in un angolo il solito facilone ispettore Augello e tenendo a bada il ben più preciso e abile Fazio. Sarà Catarella (e non è certo la prima volta) a fornirgli l’aiuto più sostanzioso.
Poi che la fine sia la fine questo ha poca importanza. Il paradosso della vita è l’anguilla più sfuggente. O ci scendiamo a patti o ci prenotiamo un posticino in qualche Villa Maria del Sacro Cuore a svernare i giorni che ci rimangono. Magari a riflettere su come i disastri collettivi si legano ai drammi individuali.
Il maestro ha quasi un secolo e ormai non ci vede neanche più. Mala tempora currunt.
Andrea Camilleri – L’altro capo del filo, Sellerio, 320 pagg., 14 euro
https://8thofmay.wordpress.com/