Alice Renard

Alice Renard La collera e il desiderio


Edizioni Clichy, 2024, Traduzione di Tommaso Gurrieri, pp. 168, € 18,50 Narrativa Straniera | Romanzo

08/08/2024 di Ambrosia J. S. Imbornone

La collera e il desiderio (La Colère et l’Envie) è il primo romanzo di Alice Renard, che in pochi mesi in Francia ha venduto più di 50.000 copie e si è aggiudicato il Prix Méduse e il Prix Littéraire de la Vocation. La giovanissima autrice, classe 2002, si è specializzata in letteratura medievale alla Sorbona e al suo romanzo d’esordio Le Monde des Livres ha dedicato due intere pagine di apertura.

Il libro racconta la storia di Isor, che arriva a 13 anni senza aver “voluto” imparare a parlare, a disegnare, a leggere o a tenere la forchetta. La prima parte del romanzo è affidata al punto di vista dei genitori della ragazzina, Maude e Camillo; l’opera può ricordare per certi versi Come d'aria di Ada D'Adamo, perché affronta senza retorica la scoperta dei problemi di Isor, come un possibile deficit di attenzione, scatti di collera, ritardi nel linguaggio, tra l'incertezza della diagnosi (che non arriverà mai chiara e definita, e, anzi, darà luogo a ipotesi fantasiose, da una rara sindrome dei canali lacrimali al…malocchio!) e la solitudine, perché la coppia si sente abbandonata da amici e parenti, che non vogliono dover affrontare le ricorrenti crisi della bambina. Ma Isor non ha comunque una disabilità grave come quella di Daria nel romanzo Premio Strega 2023 e la scrittura di Renard appare più mossa e scorrevole, anche se spesso è anche di una semplicità poetica che incanta; si tratta insomma di uno stile che fa in modo che il libro risulti avvincente e si possa leggere davvero in poco tempo.

La vivacità è dovuta anche e soprattutto all'alternarsi dei punti di vista: nella prima parte si avvicendano in modo vivido i pensieri del padre e della madre, con quest’ultima che ama tutto ciò che di bello c’è in Isor, mentre il primo manifesta subito un’incapacità di accettare la situazione, non capisce come faccia a essere sua figlia quella bambina che si è sempre rifiutata di imparare e ha la tendenza a parlare spesso di sacrificio, ricordando quello che hanno fatto per lei.

Poi la vicenda è osservata dal punto di vista del vicino di casa Lucien Vincent, a cui i genitori portano un giorno Isor tredicenne per via di un'emergenza in casa, ma che poi stringe un'amicizia molto tenera con l’adolescente. La ragazza non è mai neanche andata a scuola ed è vissuta fino ad allora quasi in totale isolamento, ma sembra trovare serenità andando a trovare quel signore pure solitario, un sessantaseienne (che, stranamente o volutamente, dopo tre anni è dipinto come un ottantenne) ex-fotografo con cui gioca ad esempio a domino o ascolta la musica classica.

Questa amicizia è vista da Camillo con sollievo e da Maude con gelosia e sospetto; Lucien porta un segreto dolore dentro e vorrebbe tanto che Isor gli “riparasse” l'allegria. E questo succede, anche se il punto di vista di Lucien poi quasi scompare del tutto, per lasciare spazio nuovamente a quello della “madre”, del “padre” e a quello di Isor, dominante nelle ultime pagine e nell’epilogo, un punto di vista traballante, ma pieno di emozioni vissute in modo fisico, con un’ “intelligenza tutta emozionale, tutta corporale”, come appunto affermava il suo amico.

L'adolescente, che sembrava crescere come un albero che mette i rami, “che però non sarebbero mai fioriti”, invece miracolosamente fiorisce (“mi sento piena di germogli che sbocciano”), perché “un vero amico c’insegna la primavera”. Il suo cambiamento ha un che di misterioso e inspiegato, che in parte può ricordare alla lontana per esempio l’emancipazione di Bella Baxter nel film Povere creature, dove alcune tappe della trasformazione non sono mostrate, ma qui non c'è alcuna iniziazione sessuale e anche l'amore è appena presente di tanto in tanto solo in pochi cenni e allusioni.

In un momento che sembra catastrofico, Isor riesce finalmente a compiere la prima vera azione della vita, portando a termine una missione per lenire le ferite del suo amico Luce. Il finale del romanzo poi è un po' veloce, brusco e forse presenta anche qualche lieve incongruenza, ma la scrittura di Renard si conferma appassionante e ritrae in modo molto preciso, intenso e realistico la "selvaggia" Isor, le preoccupazioni dei suoi genitori, la leggerezza con cui cerca di vivere nel presente, la necessità di imparare ad ascoltare davvero i suoi silenzi. Con la sua collera e il suo desiderio, la protagonista saprà vivere, le ha fatto capire Lucien: “con la collera e il desiderio si vive forse meglio degli altri”, e il mondo si rivela un posto anche per lei, se si fa posto a lei, alla sua ingenua allegria, alla sua tristezza e pena, laddove però “la gioia cancella tutto il resto” e “nessun dolore ci definisce”, perché “solo la nostra gioia ci appartiene”.

Uno sguardo delicato sulla/e diversità, sulla malinconia che svuota e spezza, sulla possibilità di guarire o rinascere, trovando finalmente qualcosa che sembri fatto a propria misura, sulla possibilità che accettare gli eventi della vita regali una “inesplicabile sorgente di dolcezza”.



Alice Renard, 2002, è figlia di uno stilista e di un'insegnante di matematica.

Dopo il diploma di maturità in scienze, ha iniziato a studiare letteratura medievale alla Sorbona. A causa del suo background, afferma di essere interessata ai temi della neurodiversità e dell'ipersensibilità. Dall'età di 14 anni scrive cronache che indirizza a “Léopoldine, un destinatario fittizio”. Ha pubblicato il suo primo romanzo, La collera e il desiderio, nel 2023 all'età di 21 anni.