Alejandro Torreguitart Ruiz

Alejandro Torreguitart Ruiz Machi di carta


Stampalternativa € 8,00 emergenti

di Francesco Ongaro
Ogni volta che ci si imbatte in romanzi o racconti che hanno come tema il sesso credo sia lecito prendere tutte le cautele. Non di rado, infatti, si tratta di abili operazioni commerciali che ben poco hanno a che fare con la letteratura – valga, come esempio, il recente 100 colpi di spazzola di tale Melissa P.-. Non mi pare il caso di questo Machi di carta di A. Torreguitart Ruiz nel quale l’autore narra con mano felice le vicende che da Cuba lo hanno condotto a Livorno. Dello sviluppo del racconto c’è poco da dire. Si tratta di un’autobiografia divisa in capitoli brevi e veloci che conducono il lettore per mano attraverso i quartieri meno turistici di L’Habana. Forse qualcuno sarà disturbato dai continui riferimenti alle frequentazioni omosessuali dell’autore – l’omosessualità, anche se non dà scandalo, induce comunque ancora diffidenza -. A me è parso che non si tratti di morboso autocompiacimento, ma che le successive esperienze sessuali abbiano rappresentato per Alejandro un modo per trovare un equilibrio in una realtà ostile ed emarginante. Un tentativo di scavalcare un isolamento sociale e psicologico, spesso determinato da una sorta di ipocrisia collettiva. Quella di Alejandro è la caparbia lotta contro il “sistema” di un uomo che vuole accettarsi ed essere accettato per quello che è, senza infingimenti, senza pregiudizi.
La scrittura è piana, lineare. Semplice e convincente. A tratti riesce a sfiorare, soprattutto nei primi capitoli, un realismo quasi minimalista. Cosa che non è da tutti. Forse azzardo, ma mi ha rammentato in questi passaggi l’amatodiato Carver. C’è del talento, ma ancora forse da sgrezzare – l’autore è in fondo molto giovane -.
È presente una critica sociale ma manca, o è presente solo marginalmente, quella politica. Il disprezzo per gli omosessuali, si evince dalle pagine del libro, è retaggio di una cultura maschilista – i machi di carta del titolo – tanto radicata nella società cubana che sarebbe presente anche senza il regime di Fidel. In realtà il regime stesso non è molto tollerante nei confronti dell’omosessualità. E questo è un aspetto che nel libro non viene sviluppato quanto meriterebbe.
A fare da sfondo alla storia di Alejandro, a dare spessore ai personaggi, c’è poi l’atmosfera avvolgente di Cuba – el alma de Cuba recita l’etichetta di un dei rum più venduti al mondo –. Un’atmosfera che non è solo il folklore: la santeria, il Malecòn, la voglia di ballare, il cubalibre, il mojito, ma qualcosa di più profondo. Una maniera di intendere la vita e i rapporti tra le persone, un insieme di valori significanti che Alejandro, pur non rimpiangendo nessuna delle proprie scelte, non ritrova nella patria d’adozione, nemmeno in quegli esuli della sua terra che, come lui, condividono la lontananza e, in alcuni momenti, la nostalgia.