Aldo Fegatelli Colonna Luigi tenco: vita breve e morte di un genio musicale
2002, MONDADORI
di Christian Verzeletti
In occasione del trentacinquesimo dalla scomparsa, esce quasi in contemporanea con un doppio cd antologico (http://www.mescalina.it/musica/recensioni/recensioni-musica.php?id=187), questa biografia curata da Aldo Fegatelli Colonna e giustamente sottotitolata “Vita breve e morte di un genio musicale”.
L’autore ricostruisce l’esistenza di Tenco dalla nascita, passando per gli inizi con la cosiddetta scuola genovese (Fabrizio, De Andrè, Bruno Lauzi, Umberto Bindi, Gino Paoli tra gli altri) fino alla tragica partecipazione sanremese.
Il libro ha il pregio di non scadere mai nel pietismo e nel nostalgico, e nemmeno di aggrapparsi all’ipotesi dell’omicidio, ma piuttosto cerca di scavare nella complessità dell’uomo e dell’artista. La scrittura di Colonna non è avvincente, ma precisa e cronologicamente rigorosa, e questo non è che un bene per la storia di Tenco, troppo spesso minimizzata e banalizzata.
Tenco emerge in tutta la sua integrità, nel suo intento di “essere costantemente significativo” e di costruire “una canzone veicolo di urgenze”, un modus vivendi e operandi che accomunava la sua personalità artistica e umana, fino a fargli vivere come una contraddizione il bisogno di essere riconosciuto.
Dal rapporto mancato col padre alle affinità con Pavese, Brecht e Boris Vian, Colonna si sforza di portare alla luce le sfaccettature di un’opera ancora poco considerata dalla cultura ufficiale. E, nel farlo, tratteggia le piccolezze di un’Italia e di un panorama musicale che Tenco stesso non mancava di denunciare con lucidità: “quando un paese riesce ad esprimere in chiave moderna una sua musica tipica, per un certo periodo di tempo il mondo intero impazzisce. In Italia, purtroppo, il grosso sbaglio è quello di guardare al mercato mondiale e imitarlo, quando ci sarebbe da noi un patrimonio musicale vastissimo e pieno di folklore. Bisognerebbe prendere melodie tipiche italiane e inserirle in un sound moderno come fanno i negri con i rhythm and blues o come hanno fatto i Beatles”.
Parole che suonano ancora attuali, ma che sono rimaste insabbiate proprio come le cause e le modalità della morte di Tenco: Colonna insinua dubbi, evidenzia contraddizioni, quanto basta per intuire che si tratta dell’ennesimo “delitto all’italiana”, con tanto di prove camuffate, cadavere rimosso e testimonianze falsate. Forse qualche gelosia o forse il timore di una denuncia ai danni del festival, fatto sta che Tenco è morto come è vissuto, incompreso e maltrattato.
“Oggi, nel rievocare il nome di Tenco, intendiamo indicare una realtà precisa, un insieme di contraddizioni e di lacerazioni, ma anche di risultati concreti per la nostra musica e per la definizione di una diversa etica professionale; ancora, uno spaccato di storia e di costume. In una parola un complesso concettuale”.
Che, forse, cd e libri come questo aiuteranno a ricostruire e a comprendere pezzo per pezzo.