Xavier Giannoli

Drammatico

Xavier Giannoli Marguerite


2015 » RECENSIONE | Drammatico | Grottesco
Con Catherine Frot, André Marcon, Michel Fau, Christa Théret



03/10/2015 di Paolo Ronchetti
Parigi, 1921. Nel suo castello la ricca Marguerite Dumont canta, per beneficenza come ogni anno, davanti a un gruppo di nobili e ricchi ospiti. La donna si esibisce con passione unica pur essendo stonata come una campana. Il pubblico ascolta con malcelata ironia ma tollera l’esibizione. A cambiare le carte in tavola un giornalista dadaista che inneggia al ritorno della “vera essenza della voce naturale” della Dumont. Marguerite decide allora di prepararsi alla sua prima esibizione teatrale.

   Marguerite forse non era un film da concorso veneziano, ma è un film che con la giusta leggerezza parla, meglio di molti altri film, di temi importanti. Del valore del diverso e della diversità nell'arte e nella vita come valore aggiunto; parla del voyeurismo che tutti abbiamo nei confronti del diverso e dell’eccedente (o mancante); dell'onestà dei rapporti umani e della sua mancanza; parla d’amore (anzi: d’Amore); parla della follia e delle passioni (o di come una passione possa diventare follia); parla delle illusioni e delle insicurezze, e parla del sogno; parla di come poter essere riconosciuto dall'altro come oggetto degno di essere amato e delle strategie che la nostra mente può inventare per far sì che l’altro continui a accorgersi di noi... non poco direi.

   Il parco di attori usati è poi straordinario per la capacità di dare corpo a una serie di deliziosi bozzetti che altrove sarebbero potuti diventare inutili figurine. Dalla figura del fedele maggiordomo (che tutto copre e protegge); al marito, sempre con una scusa pronta per non esserci mai nei momenti importanti della vita della moglie; agli amici, che le volteranno le spalle al primo accenno di scandalo dopo la partecipazione inconsapevole a uno spettacolo Dadaista; e in generale a una serie di personaggi tutti indecisi tra il rivelare a Margherite la dolorosa verità e il tacere per pietà o convenienza personale.

   Non un capolavoro, ma un film che sorvola tutti questi argomenti con leggerezza e serietà senza mai essere superficiale e tantomeno banale. Un film che sfiora e ragiona di cose importanti come la pietà, la gioia, la follia. E si ride tanto: dapprima con imbarazzo e infine con dolore.

Consigliato.