Vi ricordate la pubblicità (di qualche anno fa) di una nota marca di surgelati che per reclamizzare i suoi “salti in padella” aveva ambientato gli spot nell’Olimpo degli Dei tra costumi kitsch e scenografie da peplum di quart’ordine? Vedendo la nuova “americanata” sbancabotteghini di quest’estate 2004, “Troy” del regista Wolfang Petersen, ci sembra di ritrovare quella sensazione di finto, artificioso e volutamente sopra le righe che se nella brevità di uno spot diverte, nella lunga durata di un film (per la precisione… coraggio… due ore e quarantacinque minuti !) annoia e fa sogghignare! Ben diverse “mani” sono quelle di registi come Ridley Scott o Peter Jackson capaci di dare respiro epico e senso “realistico” alle loro monumentali opere cinematografiche (il primo impegnato ne “Il Gladiatore”, il secondo nella trilogia de “Il Signore degli Anelli”) ma l’approccio di Petersen (“La Tempesta Perfetta”, “Nel centro del mirino”) è così scanzonato ed approssimativo da far risultare tutto algido ed estremamente artificiale. Peraltro “pretendere” un miracolo dallo sceneggiatore David Benioff era chiedere troppo (sua la firma dello script di quel capolavoro incompreso che è il film di Spike Lee “La venticinquesima ora”) non riuscendo alla fine neanche lui a non banalizzare e ridicolizzare la storia dell’Iliade di Omero adattata per un pubblico di giovanissimi/e pronti a sollazzarsi con il fisico scolpito di un Brad Pitt (Achille improponibile) o di un Eric Bana/Ettore che sembra da un momento all’altro debba trasformarsi nel terribile Hulk! Per tutti gli amanti(e sono tanti!!!) delle baracconate a stelleastrisce, “Troy” di certo non deluderà le aspettative: scene di combattimento spettacolari, invasioni di massa, buoni e retti sentimenti e novella d’amore da corredo (e che storia di passione: l’amore del principe di Troia, Priamo/Orlando Bloom, per Elena/Diane Kruger fece scatenare una guerra che distrusse un’intera civiltà). Per i pochi altri resta la consolazione di vedere finalmente “impiegato” un mitico attore come Peter O’ Toole non nell’inutile cammeo di turno ma in un forte personaggio (il re Priamo) capace di splendere di luce propria grazie alla sua interpretazione “shakesperiana” e riflettere su alcune sequenze di guerra (l’invasione notturna delle enormi balle di fuoco o l’avanzata delle truppe in un’alba grigia per la cenere del campo in fiamme) e su becere tattiche politiche e di governo che ci ricordano una triste attualità dove però non esistono Dei ed Eroi capaci di guidarci alla salvezza.