Walter Veltroni

Commedia

Walter Veltroni Quando


2023 » RECENSIONE | Commedia | Drammatico
Con Neri Marcorè, Valeria Solarino, Ninni Bruschetta, Fabrizio Ciavoni, Olivia Corsini, Stefano Fresi



09/04/2023 di Roberto Codini
La seconda vita di Walter Veltroni (che non è proprio seconda, Veltroni è giornalista e scrittore e ha già girato film) prosegue con Quando, un bel film (dopo "C'è tempo" con l'ottimo Stefano Fresi che appare anche qui) sulla memoria, sul passato e sul presente, sulla sinistra e sul PCI, o meglio sul PCI di Enrico Berlinguer, tratto dall’omonimo romanzo.

Giovanni (Neri Marcorè) viene colpito dall'asta di uno striscione ai funerali di Berlinguer e resta in coma per 30 anni; si risveglia credendosi ancora adolescente che deve fare la maturità (e la farà), e, aiutato da una giovane suora (Valeria Solarino), scoprirà che la sua fidanzata di allora ha sposato il suo migliore amico. Il mondo è cambiato, è cambiato in peggio, ma non importa; ciò che vale la pena ricordare resta, restano gli ideali e resta il sostanziale ottimismo veltroniano, come dimostra nel finale l'applauso della commissione dell'esame di maturità.

Sicuramente viene in mente "Good bye Lenin" ma c'è anche "La Zona morta” di Cronenberg e anche "Il Dormiglione" di Woody Allen ("Sono entrato in ospedale per una stupida operazione e ora mi sveglio e sono Flash Gordon!”).

Tuttavia la vicenda di Giovanni è diversa, perchè lui torna alla vita e ritrova il suo mondo, seppure cambiato, con la stessa voglia di fare bene, con lo stesso ottimismo e con la passione di un tempo, ora più consapevole e più matura.

C'è poi un momento "Smetto quando voglio", una scena memorabile, nella quale Giovanni/Marcorè chiede il menu in un ristorante gourmet al cameriere Stefano Fresi che, di fronte alla sue lamentele, ammette di essere un ricercatore costretto a fare questo lavoro e gli consiglia di andare a mangiare una carbonara in una trattoria lì vicino.

Il mondo era migliore quando c’era Berlinguer. “Berlinguer ti voglio bene” recitava Benigni e “Penso a te, Belinguer!” cantava Nanni Moretti in “Io sono un autarchico". Certamente. Ma è anche grazie a lui che non tutto è perduto, che c’è ancora una speranza. La speranza di un mondo migliore.

Il sospetto è che questa storia, la storia di un uomo di sinistra che vive trent'anni nell'oblio, non assiste alla fine del comunismo, non partecipa alla miseria del tramonto della politica, alla crisi della democrazia rappresentativa e della volontà popolare e si risveglia nonostante tutto con la speranza di un vero cambiamento, sia un po' autobiografica. E che i dolori di Giovanni siano un po' i dolori del giovane Walter.

Ma è solo un sospetto.