Ubaldo Ragona

horror

Ubaldo Ragona L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA


1964 » RECENSIONE | horror
Con Vincent Price, Franca Bettoia, Emma Danieli

di Alessio
In un mondo decimato da un'epidemia di origine sconosciuta, un uomo si ritrova unico superstite sulla Terra, essendo tutti gli altri esseri umani trasformati in vampiri. Vive una doppia vita: di giorno cacciatore, cercando di sterminare quanti più mostri possibile e di notte preda, cercando di sfuggire alla contaminazione.
Questo film italo-americano (realizzato a Roma e co-prodotto con la AIP di Roger Corman) è il primo fedele adattamento del famoso romanzo di Richard Matheson "I Am Legend" del 1954. Lo spirito pessimista e amaro sul destino dell'uomo gravano su tutto il film, che diviene una vera e propria rappresentazione delle paure dell’umanità dopo il catastrofico conflitto mondiale (e in parte anche delle angosce determinate dalla guerra fredda). Le immagini descrivono la storia dell’ultimo rappresentante delle vecchia civiltà umana, il quale mentre cerca disperatamente di sopravvivere lottando contro una minaccia dilagante e in parte sconosciuta, diventa paradossalmente mostro lui stesso, trasformandosi di giorno in angelo vendicatore, che con una tranquillità allucinante, caccia le sue prede decimandole infine in una enorme tomba comune dove i corpi vengono bruciati. Questo ennesimo sacrificio umano individua la rinascita della volontà dell’uomo che maniacalmente persegue la sua lotta impari di diverso contro un mondo omogeneo di vampiri, di mutanti odiosi che popolano la Terra. La lotta d’esistenza del protagonista sembra quasi rappresentare l’urlo di rabbia di tutti coloro che non vogliono essere assimilati dal pensiero unico, dall’uniformità. L’odio del diverso caratterizza la pellicola diventando sotto certi aspetti anche un film antirazzista.
La morte finale del protagonista apre uno spiraglio di speranza per la rinascita del genere umano. Se prima la strage dei vampiri poteva rappresentare la fine di tutte le speranze di un mondo in rovina, ora il sacrificio consapevole del protagonista non viene percepito come un'esecuzione ma come una sorta di sacrificio volontario, un atto d'amore verso la vita.
Il regista più che mostrare l’orrore visivo pone in primo piano gli stati d'animo di Robert Morgan (un grandissimo Vincent Price), il suo isolamento, il suo disagio e i suoi rimpianti. I sentimenti e le angosce del protagonista diventano le costanti del film, quasi un battito cardiaco ininterrotto che scandisce il ritmo della vicenda. La macchina da presa suggerisce l’isolamento e la diversità del protagonista, facendo vedere, invece, come le masse apparentemente sconnesse e disumane dei vampiri riempiano lo schermo dei loro presunti deliri di onnipotenza. In realtà l’ostentazione di superiorità di essere l’ultimo rappresentante della civiltà umana, una vera e propria leggenda vivente, fanno lasciar vedere come il desiderio di essere al di sopra degli altri spesso nasconde la verità della vita, un mascheramento che implica la fine dell’uomo e la nascita della sua catastrofe.
L’apocalittica e preoccupante atmosfera è realizzata grazie ad una sgranata fotografia in bianco e nero, che impressiona le masse di vampiri che vagano per le deserte strade dell'EUR, assegnando al film una tensione costante, mai in flessione. La struttura narrativa molto documentaristica dona maggiore realismo all'ambientazione mentre la grandissima interpretazione di Vincent Price attribuisce all’opera una specificità unica nel panorama italiano. Nonostante il misero budget e le inevitabili incongruenze della produzione italo-americana il film rimane una pietra miliare del cinema fantastico italiano. Infatti, il film di Ragona fu ripreso negli anni Settanta da Boris Sagal, 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra, il quale eseguì una pellicola bellissima con Charlton Eston come protagonista.