Tony Kaye

Drammatico

Tony Kaye Detachment - Il Distacco


2011 » RECENSIONE | Drammatico
Con Adrien Brody, James Caan, Christina Hendricks, Lucy Liu

20/07/2012 di Paolo Ronchetti
La storia si svolge nell’arco di tre settimane in un liceo statunitense, dove le vite di alcuni insegnanti, studenti e amministratori sono viste attraverso gli occhi del supplente Henry Barthes (Adrien Brody). Henry, insegnante di notevole talento ma disilluso, si distingue dagli altri docenti, i quali hanno volutamente preso le distanze dai problemi dei ragazzi: grazie alla sua capacità di entrare in relazione con gli studenti, Barthes diventa in breve tempo un modello di riferimento per loro. L’incontro con un’adolescente senza tetto che lavora come prostituta e le dinamiche con gli altri studenti lo faranno vacillare.

 

Ecco cosa vuol dire fare un cinema di impegno civile senza smarrirsi nel buonismo e nella soluzione scontata. Tony Kaye utilizza i corpi le voci e i visi dei suoi attori per farci conoscere una parte della società americana (e non solo). Quella che non vorremmo credere che esista. Quella definibile esclusivamente in termini di complessità.

Le domande e le riposte al disagio degli studenti del liceo di questo Il Distacco sono sempre fallibili, complesse e, in buona parte, personali. La lotta di classe, scomparsa quasi ovunque, si ripresenta qui sotto mentite spoglie e si fa passione civile. Ma da sola la passione civile dei docenti e degli psicologi non basta. Se l’interrogarsi sul “perché” degli altri non diventa un interrogarsi sui propri perché e i propri limiti tutto è vano. La sconfitta è in agguato quando non si riconoscono dei segnali sotto i propri occhi. Quando si chiede troppo anche a se stessi. I docenti del film hanno tutti un qualcosa che li difende dall’evidenza della propria, e altrui, follia. L’accettarla e il riconoscerla in toto, a quel punto della vita, sarebbe un esercizio doloroso e probabilmente letale (soprattutto sotto una amministrazione che vede sempre più la scuola, e l’educazione in generale, come se fosse un’azienda e all’interno di una società che sembra aver smarrito ogni senso di responsabilità personale). Per Barthes il lavoro va avanti da anni assieme alla sua scelta di rimanere un “supplente”. Quasi un angelo che possa mostrare una alterità a volte difficile da accettare e, comunque, sempre consapevolmente, e dolorosamente, fallibile. La profonda consapevolezza lo poterà ad accettare il complesso rapporto con la baby prostituta con una misura unica e, in seguito, con un responsabile e adulto distacco pieno di affetto nella sua dolorosa necessità. Purtroppo non tutto nella vita è “leggibile” nelle sue conseguenze e altre situazioni sfuggiranno tragicamente di mano. Brody, almeno nella versione in lingua originale da me vista, recita con un’asciuttezza unica candidandosi ad essere sempre più l’attore icona di questo tempo. Un attore in cui rispecchiarsi nei dubbi e nel dolore così come nella dolce ironia.

Un film da vedere e rivedere come una lezione di filosofia che magari non si capisce immediatamente, ma in cui c’è uno sprazzo (ancorché fallibile) di luce e verità.

 

Voto 5/5