
Russ Meyer MOTORPSYCHO!
1965 » RECENSIONE | Thriller
Con Haji, Alex Rocco, Stephen Oliver, Holle K. Winters
di Marco Genzanella
E’ un film fatto di sensazioni forti, violente, trasgressive. La morale e l’etica civile, vengono scavalcalcati a piedi pari, in una vicenda che mette in mostra un frammento di un’America violenta,immorale, priva di punti di riferimento. La violenza, lo stupro, l’omicidio, vengono commessi da tre giovani, senza esitazione ne timore e questo puo’ ricordarci un’altra pellicola altrettanto nota, “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrick. Infatti l’apatia e l’indifferenza con cui vengono commesse certe efferatezze spaventa l’osservatore: Uno dei giovani ascolta costantemente una radiolina che trasmette rock’n roll pure mentre e’ in corso uno stupro. Durante il film veniamo a sapere anche che uno dei giovani, il piu’ violento, e’ un reduce dal Vietnam e quella e’ indubbiamente una grande critica che il regista ha fatto alla grande guerra americana allora in corso in Vietnam.
Girato da Russ Meyer nel 1965 e’ ancora un film attualissimo e forse lo diviene sempre di piu. Tre motociclisti si recano in una cittadina periferica dello stato della California. Il loro scopo pare raggiungere Las Vegas. In aperta campagna arrivano ad un fiume dove una bellissima ragazza (una delle classiche maggiorate di Russ Meyer) sta prendendo il sole su uno sdraio poco distante dal suo uomo intento a pescare. I tre attratti dalla seducente ragazza si avvicinano e uno, il piu’ violento, la bacia sulla bocca. Sdraiata, inizialmente essendo a occhi chiusi, crede si tratti del suo uomo, ma una volta aperti, inizia ad urlare. Intervenuto il suo uomo, scoppia la violenza. Lui viene pestato a sangue e la sua donna ...
Non possiamo sapere della sua sorte, perche’ interviene un brusco cambio di scena, ma la si puo’ comunque immaginare. La violenza compare quindi sulla pellicola dopo i primi secondi dall’inizio del film, e sara’ proprio essa a concluderlo. Colpisce l’ottusita’ e la mancanza di umanita’dei tre motociclisti, summa primordiale del delirio dei drughi di “ Arancia Meccanica” e la spietatezza narcotica dei teppisti di Interceptor. I tre si spostano velocemente sulle loro motociclette su altre strade dove si imbattono in un’altra bellissima ragazza. Suo marito, un veterinario, si e’ allontanato un attimo per fare una visita. La moglie scesa dall’auto viene circondata dai tre teppisti e iniziano ad importunarla. Fortunatamente torna il marito, che infuriato riesce a togliere la moglie dalla situazione incresciosa.
I coniugi ripartono sulla loro auto, mentre i tre li seguono con lo sguardo. Il giorno seguente, il marito esce di casa per una visita, chiamato da una donna ninfomane per visitare la sua cavalla. La donna, insidiosa, e’ un richiamo irresistibile per l’uomo che la bacia, ma poi tornato in se’ rinuncia all’invito e se ne va. La moglie rimasta sola riceve una triste visita. In un magma di rock’n roll e violenza, la donna viene costretta dai tre a ballare con ognuno di loro, mentre viene strapazzata morbosamente e picchiata. Lo stupro e’ inevitabile. Tornato, il marito trova un’autoambulanza sotto casa e avvicinatosi scopre la triste motivazione della sua presenza. Un poliziotto, gli rivela che all’arrivo dell’autoambulanza, tre individui sono stati visti sfrecciare via dalla casa su delle motociclette. Decide cosi’ di lanciarsi all’inseguimento.
Intanto i tre sempre piu’ disperati e in preda alla loro pazzia, giungono nei pressi di una zona desertica, dove si imbattono in una coppia intenta a cambiare la ruota forata della loro auto. Ennesima scena di violenza immotivata: infatti l’uomo viene picchiato senza ragione, dopo di che una volta ucciso, e’ la donna a divenire il loro bersaglio, che viene colpita con una fucilata. Intanto il marito della prima vittima, in preda al desiderio di riscatto, giunge casualmente con la sua auto, proprio sul luogo dove si e’ consumato questo ultimo delitto. L’uomo scopre la carneficina e la donna, fortunatamente solo ferita. Una leggera medicazione basta a rimetterla in sesto. I teppisti nuovamente in fuga, sono ormai privi di meta e la loro follia di gruppo li porta a dubitare l’uno dell’altro. Uno di loro, il reduce dal Vietnam, decide di giustiziare sul luogo uno dei due che rinuncia a proseguire. Curiosamente patologica, la scena in cui prima di venir colpito da una pallottola di fucile, lo sfortunato squilibrato si allontana dagli altri due continuando ad ascoltare la sua inseparabile radiolina. Ormai verso la fine del film, sono molti gli elementi di critica sociale che emergono.
Questi teppisti, figli del loro tempo e figli anche di una terribile guerra, quella del Vietnam, sono ormai privati di ogni scopo nella loro vita: peregrinano per le strade della California senza una direzione precisa, zigzagando, armati soltanto di terribile rabbia, forse l’unica cosa che nel Vietnam permette di sopravvivere. Nel Vietnam c’era la guerra , la pazzia, la ferocia, ma lo stesso sistema non puo’ regnare nel mondo civile, se cosi’ lo si puo’ chiamare. Il risultato e’ forse presente in questo film. Vediamo anche come il veterinario non sappia resistere al brivido di un bacio con la stalliera e per quel che riguarda la seconda coppia si tratta di un matrimonio fallito in partenza, dove regna odio e amarezza: quando l’uomo intento ad aggiustare l’auto viene ucciso, la moglie chiede ai teppisti un passaggio sulle loro moto, prima che essi la feriscano. Il furore violento, la mancanza d’amore, il tradimento, fanno di questo film, un affresco in bianco e nero dell’ America violenta degli anni ’60. Non c’erano solo gli hyppi…..Il forte desiderio di giustizia dell’uomo trascinera’ la vedova con se’ alla caccia dei criminali: verranno giustiziati a suon di bombe a mano.
La violenza e’ contagiosa…..