Robert Wise

fantascienza

Robert Wise ULTIMATUM ALLA TERRA


1951 » RECENSIONE | fantascienza
Con Michael Rennie, Hugh Marlowe, Patricia Neal, Sam Jaffe, Billy Gray, Francas Bavier, Lock Martin

di Riccardo Pesce
I classici della fantascienza USA anni ’50 hanno più o meno tutte le stesse caratteristiche, ma non per questo si tratta di pellicole fotocopia o scarsamente ispirate. In generale si tratta di film in bianco e nero, privi o quasi di effetti speciali, dove non succede/non si vede nulla di catastrofico e spettacolare, e la tensione si crea con le parole, coi concetti, con il normale proseguire (o meno) delle attività quotidiane. E se l’esempio migliore di questa generazione cinematografica è probabilmente L’invasione degli ultracorpi, anche Ultimatum alla terra merita di essere apprezzato. La storia: un disco volante atterra nel pieno centro della città di Washington. Dalla navetta scendono un automa un po’ impacciato, ma apparentemente invincibile, e un alieno (che, ovviamente, è uguale in tutto e per tutto a un essere umano). L’alieno dichiara di essere venuto in pace e di voler incontrare tutti i grandi della Terra per dar loro un messaggio, ma prima viene colpito da un proiettile, poi le forze armate gli daranno la caccia per ucciderlo. Nel finale, invece di rivolgersi ai politici, parlerà ai più importanti scienziati del mondo, e ammonirà gli uomini a cercare una pacifica convivenza planetaria e universale. Oltre ad apprezzare l’abilità del regista Robert Wise (West side story, Tutti insieme appassionatamente), capace di creare un film teso senza ricorrere a trucchi o ritmi compulsivi ma solo lasciando “scorrere” la sceneggiatura, è importante approfondire il significato del film, che non è certamente limitato alla consueta paura dell’invasione sovietica, elemento quasi onnipresente nella fantascienza del periodo. Qui di comunista non si riscontra alcunché. L’alieno Klaatu (interpretato da un buon Michael Rennie), infatti, pare essere più una figura cristologica che un terribile invasore: giunge in pace, viene ingiustamente colpito e cacciato, è portatore di un messaggio radicale e universale. Inoltre, il suo discorso finale è una significativa denuncia contro i pericoli delle tecnologie belliche (il nucleare che nel 1951 era ancora più di oggi fonte di terribili paure). Ovviamente questa non è l’unica interpretazione possibile, esistono anche altre chiavi di lettura che fanno di questo film non solo un classico del genere, ma una pellicola interessante - “pensata” - che mette in luce alcuni meccanismi umani aggressivi contro i propri simili e di diffidenza verso il diverso. Qualche ingenuità nella sceneggiatura e, come sempre accade, nella ricostruzione di una tecnologia futura che in realtà è emanazione diretta degli anni ’50. Ma questo è anche il fascino di queste pellicole. Giudizio: 3 stelle su 5. (Re-Visione scritta nel luglio 2008)