Robert Altman

Thriller

Robert Altman I PROTAGONISTI


1992 » RECENSIONE | Thriller
Con Tim Robbins, Greta Scacchi, Fred Ward, Whoopi Goldberg, Peter Gallagher, Brion James, Cynthia Stevenson, Vincent D'Onofrio, Dean Stockwell, Richard E. Grant, Sydney Pollack, Andie MacDowell, John Cusack, James Coburn

di Paolo Massa
I grandi maestri del cinema non smettono mai di sorprendere, soprattutto quando, in età ormai avanzata, si divertono a sfornare capolavori (o quasi) uno dopo l’altro. E’ il caso di Robert Altman, classe 1925, autore di film come Nashville, M.A.S.H., America Oggi, I compari, fino all’ultimo grande Radio America, struggente ritratto di un Paese in procinto di perdere il contatto con le proprie radici, requiem per una radio che imperversava nelle case di milioni di americani ammaliati da quella magica “scatola sonora”. Un po’ come I Protagonisti, altro bel film del 1992, anch’esso un ritratto impietoso di una società alla deriva, e di una Hollywood cinica e dedita di continuo agli affari e alla produzione di film che non deludano il proprio pubblico. Ad occuparsene è Griffin Mill (interpretato dal bravo Tim Robbins), responsabile di visionare un numero impressionante di soggetti che non varcheranno mai la soglia del fatidico contratto di produzione, miraggio per scrittori frustrati in attesa di sfondare nel mondo dei sogni, Hollywood, che i sogni deve quotidianamente rendere possibili sugli schermi di tutto il mondo. Così abbiamo la possibilità di “infiltrarci” nei meandri di una realtà (quella della produzione cinematografica) dove gelosie, ricatti, paure ed ambizioni sono all’ordine del giorno. Ecco perché ad impreziosire la carica narrativa del film contribuiscono non poco i numerosi “protagonisti” della storia (o meglio delle storie), tipici delle opere di Altman, corali e democratiche, ognuna con i propri punti di vista, a seconda dei personaggi inquadrati, marionette sullo stesso palcoscenico, il palcoscenico della vita. Una vita che spesso si confonde con la finzione, tipico del cinema in quanto fabbrica dei sogni, come accade appunto a Griffin Mill, minacciato sempre più di continuo da cartoline poco rassicuranti. La paura lo attanaglia offuscandogli i pensieri, che si fanno insistenti nel cercare di scoprire chi, fra i tanti scrittori rifiutati dalla sua casa di produzione, abbia intenzione di ucciderlo. I sospetti ricadono così su David Kahane ( Vincent D’Onofrio, ve lo ricordate il “palla di lardo” di Full Metal Jacket?), squattrinato autore di deprimenti soggetti per il cinema, che in un’animata discussione con l’odiato produttore viene ucciso proprio da Griffin Mill. Non preoccupatevi, però, di esservi giocati l’effetto sorpresa della pellicola, perché la morte, ancora una volta, diventa qui il contraltare della vita, e il punto d’inizio di una speculazione per immagini che, in un amalgama di voci, passioni, segreti inconfessabili e tradimenti, ci rende consapevoli di quanto la realtà sia affine alla finzione, un po’come nei film, dove lo sceneggiatore decide chi sono i buoni, chi sono i cattivi. Proprio come fa Griffin Mill, questa volta però non nel tratteggiare una storia per il cinema, ma per riscrivere la sua, di storia, per salvarsi dall’accusa di omicidio. Da antologia il lungo piano sequenza iniziale, omaggio al grande Orson Welles e allo straordinario inizio de L’Infernale Quinlan. (scritta nel settembre 2006)

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2006 commedia
recensione di Paolo Massa