Quinn Shephard - Dolly Wells

Poliziesco

Quinn Shephard - Dolly Wells Under the Bridge - Come uccidono le brave ragazze (serie TV)


2024 » RECENSIONE | Poliziesco | Thriller
Con Riley Keough, Lily Gladstone, Vritika Gupta, Chloe Guidry, Emma Myers, Zain Iqbal, Asha Banks, Henry Ashton



08/08/2024 di Ambrosia J. S. Imbornone
Under the Bridge e Come uccidono le brave ragazze sono due serie approdate in queste settimane sulle piattaforme di streaming italiane, su argomenti affini, affrontati però in modi differenti.

È arrivata a luglio su Disney+ la serie statunitense crime drama/mystery story Under the Bridge, ideata da Quinn Shephard, da lei diretta con vari altri registi (Geeta Vasant Patel, Kevin Phillips, Catherine Hardwicke, Nimisha Mukerji, Dinh Thaiv), prodotta da Hulu e basata su fatti realmente accaduti, per quanto con alcuni elementi romanzati. Il 14 novembre 1997 la quattordicenne di origini indiane Reena Virk scomparve da Saanich, nella Columbia Britannica, Canada. La mini-serie, composta da otto puntate, si basa soprattutto sul libro di Rebecca Godfrey sull'argomento, ma anche su quello del padre di Reena, ricostruendo le indagini sul caso Virk e offrendo spunti di riflessione sul disagio giovanile, la solitudine, la rabbia, le dinamiche di gruppo, la crudeltà, il bullismo, la violenza, ecc.

Tante serie sono tratte da libri, ma in questo caso la scrittrice è stata testimone degli eventi, su cui ha raccolto elementi in prima persona, immergendosi in qualche modo negli ambienti frequentati da Reena (Vritika Gupta), e così la ritroviamo tra i protagonisti, interpretata da Riley Keough, figlia maggiore di Lisa Marie Presley e del musicista Danny Keough (sì, suo nonno materno sarebbe Elvis Presley, ma ovviamente non ha potuto conoscerlo). La vera Rebecca Godfrey risulta tra i produttori esecutivi, ma purtroppo è venuta a mancare per un cancro ai polmoni pochi giorni dopo l'annuncio della serie (il suo personaggio, tra l'altro, è un’accanita fumatrice).

Sarebbe facile puntare il dito contro gli adolescenti sospettati di aver ucciso Reena, come Josephine “Jo” Bell, interpretata da Chloe Guidry, che idolatra mafiosi come John Gotti ed è leader della gang delle CMC (Cartello mafioso delle Crip), o la viziata e privilegiata Kelly Ellard (Izzy G), migliore amica di Jo, che per lei farebbe qualsiasi cosa, ma il personaggio di Rebecca cerca di capire cosa muova questi adolescenti, le difficilissime condizioni familiari che portano alcune delle ragazze delle gang, come la stessa Jo o la sua compagna di stanza Dusty, a dover vivere nella comunità di Seven Oaks, il coacervo inestricabile di dolore per l’abbandono, risentimento, desiderio di vendetta o rivalsa, o semplicemente vuoti da riempire con atti violenti anche senza nessun odio. Particolarmente complessa si rivelerà così per esempio la posizione di Warren Glowatski, interpretato da Javon Walton, con cui Rebecca instaura un rapporto speciale e protettivo, perché le ricorda il fratello morto prematuramente. Le inquietudini della giovane scrittrice, che quasi sembra non essere potuta uscire neanche lei dall’adolescenza, sono state rappresentate in modo molto vivido e realistico da Riley Keough, che purtroppo ha perso anche lei un fratello nel 2020, Benjamin Storm Keough, scomparso a soli 27 anni.

Soprattutto in alcune puntate delle serie emerge poi anche il tema della difficile integrazione di alcune etnie a causa dei pregiudizi che subiscono. C’è la famiglia indiana di Reena, che, delusa dall’accoglienza trovata in Canada, si convertirà ai principi dei testimoni di Geova, seguiti in modo molto scrupoloso soprattutto dalla madre della ragazza, che non riesce a capire e a conoscere a fondo la figlia, ma ci sono anche i Métis, discendenti da matrimoni tra nativi Cree, Ojibway, Saulteaux e Menominee con franco-canadesi, inglesi e scozzesi, e uno dei tre gruppi di popoli indigeni riconosciuti dal Canada. L'attrice Lily Gladstone, che interpreta un altro personaggio chiave della serie, l’agente Cam Bentland, tra l'altro è realmente una nativa americana. Bentland indaga con determinazione sul caso Virk, cercando di andare a fondo alle vicende, anche lei senza fermarsi alle apparenze; Gladstone è stata molto apprezzata nel film Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese (qui la nostra recensione) (2023), per il quale si è aggiudicata il Golden Globe come migliore attrice in un film drammatico e uno Screen Actors Guild Award, oltre che una candidatura all’Oscar come miglior attrice protagonista. L’attrice, che ha compiuto 38 anni pochi giorni fa, è anche la prima nativa americana a essere stata nominata agli Emmy, perché proprio con questo ruolo è entrata nella rosa delle migliori attrici non protagoniste in una mini-serie. Keough, invece, ha avuto per es. una nomination ai Golden Globe come miglior attrice per la prima stagione della serie antologica The Girlfriend Experience, per cui ha vinto un Gracie Awards, e per la mini-serie Daisy Jones & the Six, per cui ha ricevuto anche una nomination ai Primetime Emmy Awards.

L’amicizia sfaccettata e difficile tra Rebecca e Cam, grazie ai flashback, offre un secondo sguardo sull’adolescenza, oltre a quello sui giovani protagonisti; la vicenda di Reena, che non si sente ascoltata in famiglia e arriva ad allontanarsene, ricorda quanto sia importante che la famiglia non rinunci al dialogo, erigendo solo muri contro muri, nella fase di conflitto più duro degli adolescenti con il mondo degli adulti. È fondamentale cercare di comprendere i ragazzi, anche quando sbattono le porte o sembrano diventati irriconoscibili. Se restano soli, se neanche ci accorgiamo di quanto si sentano soli, non possiamo neanche sapere cosa stanno vivendo ed eventualmente cercare di aiutarli. Reena, d’altronde, si trova in una situazione che si potrebbe definire intersezionale, in quanto vittima di bodyshaming, di discriminazioni razziali e sociali.

La storia reale, con la sua congerie di avvenimenti spesso inquietanti, è rappresentata in modo abbastanza fedele, almeno nel caso dei personaggi principali. I ruoli delle varie adolescenti sono interpretati, inoltre, in modo molto credibile, tanto da risultare molto realistici e definiti e il focus è fin dall’inizio proprio su di loro: non a caso la serie TV inizia proprio ricordando come spesso si pensi che le ragazze vadano protette, senza pensare invece che ci si debba proteggere da loro.



Solleva fin dal titolo dubbi sulle brave ragazze anche un’altra serie, questa volta britannica, sbarcata da pochi giorni su Netflix e attualmente al primo posto tra le più viste in Italia. Prodotta da Moonage Pictures per BBC Three, la serie, anche in questo caso un whodunnit, ma con una spruzzata di teen drama, si intitola Come uccidono le brave ragazze, adattamento di Poppy Cogan dell’omonimo romanzo di successo Holly Jackson, pubblicato nel 2019 e in Italia nel 2021 e diventato virale nel BookTok di TikTok. Il libro young adult fa parte di una trilogia della scrittrice, classe 1992, continuata con Brava ragazza, cattivo sangueUna brava ragazza è una ragazza morta (ma c’è anche una novella prequel, Kill Joy).

La mini-serie, diretta da Dolly Wells con Tom Vaughan e composta da sei puntate, racconta come la protagonista, la studentessa Pip Fitz-Amobi (Emma Myers, nota soprattutto per il ruolo di Enid Sinclair nella serie televisiva Mercoledì), che ha appena terminato il penultimo anno del college, inizi a indagare per il suo EPQ (un progetto per ottenere una qualifica utile per l’università) su un caso apparentemente chiuso e risolto, quello di Andy Bell, una ragazza di buona famiglia scomparsa cinque anni prima. Non ne era stato ritrovato il corpo, ma il suo fidanzato, Sal Singh, si era suicidato, confessando l’omicidio della ragazza con un messaggio.

Pip, all’epoca poco più che bambina, aveva rilevato a Sal dove si trovasse Andy, convinta che non potesse farle per male, e non si capacita che potrebbe aver sbagliato e il ragazzo possa essere invece un assassino; così si mette alla ricerca della verità, collaborando con il fratello di Sal, Ravi (Zain Iqbal). Anche in questa serie quindi una ragazza non c’è più, anche qui sullo sfondo c’è l’elemento delle discriminazioni etniche e sociali, dato che si presume che la famiglia Singh sia indiana o pakistana e che il colore della pelle di Sal non rendeva la relazione con Andy ben accetta al suo severo papà, Jason. Inoltre, anche la famiglia di Pip, di larghe vedute, ma comunque molto attenta all’educazione della figlia, è interrazziale: il padre biologico della ragazza è morto quando lei aveva un anno e chiama papà il compagno di colore della madre, Victor.

Anche in questo caso emergono verità insospettabili, che pure in questa serie spingono alla riflessione: in particolare, talora con toni quasi da tragedia shakespeariana, ci si interroga sul bene e sul male, su come siano inestricabilmente insiti in tutti, su come non si possano conoscere a fondo gli altri e in ognuno ci sia un lato oscuro, su come anche le brave persone possano avere moventi egoistici o perdere la testa e compiere azioni efferate. Il riferimento a Shakespeare non meravigli: Pip è la classica studentessa brillante e preparatissima che prende i voti più alti, è una brava ragazza un po' imbranata e parla spesso come un libro stampato, ma questa indagine, in cui si mostra coraggiosa e determinata, la aiuta a crescere e a uscire dal suo mondo di personaggi storici e letterari. La protagonista è inizialmente ancora molto ingenua e innocente e in tutta la serie si soffre per lei, nel timore che le succeda qualcosa di terribile, ma si nota che si tratta di un prodotto per la BBC, perché non siamo dinnanzi alla classica serie sesso, droga e rock’n’roll di Netflix: la droga c’è, ma l’elemento teen rimane davvero poco presente e Pip resta una Beatrice che discende nell’Inferno dei rave per capire chi fosse veramente Andie e chi possa averla uccisa.

Con altre serie della piattaforma (come, per esempio tra le serie del 2024, Bodkin, che però ha tre protagonisti inconfondibili, o Un inganno di troppo) condivide il difetto dell’accelerazione finale con tanti momenti di suspense e colpi di scena su colpi di scena, concentrati negli episodi 5 e 6. Si ha poco tempo per elaborarli, c’è poco tempo per mettere a fuoco e imparare a conoscere bene i tanti personaggi, come la migliore amica di Pip, Cara Ward, interpretata dalla ventenne attrice e cantante Asha Banks, o sua sorella Naomi (Yasmin Al-Khudhairi), che era nella cerchia dei migliori amici di Sal, ecc. Un po’ più a fuoco è Max Hastings (Henry Ashton, che è possibile vedere per esempio anche in un’altra serie del momento, My Lady Jane), un personaggio a metà strada tra il villain e il loser, o diventa cattivo proprio perché perdente, ma ci si affeziona poco ai personaggi di questa serie, che appaiono ben poco caratterizzati. Spicca probabilmente solo la protagonista, molto ben interpretata da Myers e che fin da subito risulta un personaggio molto ben delineato e simpatico: sicuramente tanti ne vorranno continuare a seguire le avventure, qualora la serie, che fin qui è apparsa ideale per un pubblico adulto quanto per quello più giovane, sia rinnovata per rappresentare i sequel del romanzo.



Una nota di merito va riservata in entrambi i casi alla colonna sonora: nel caso di Under the Bridge, visto che è ambientata appunto negli anni Novanta, si passa dai Nirvana ai Placebo, spaziando per Stereolab, Elliott Smith, Sonic Youth, Cat Power e i rapper amati dalle gang, in primis The Notorious B.I.G. (“Biggie”), di cui si ricorda anche la morte del 9 marzo 1997.

In Come uccidono le brave ragazze si ascoltano invece brani di Moderat, Wet Leg, AWOLNATION, Nils Frahm, Billie Eilish, SQÜRL, The Chemical Brothers, insomma anche in questo caso una colonna sonora di qualità, con pezzi sempre efficaci e selezionati con gusto. Splendida e perfettamente inserita nel contesto appare poi Keep the Streets Empty for Me di Fever Ray. Anche la musica insomma rende più che godibili le due serie.