Paul & Chris Weitz

Paul & Chris Weitz ABOUT A BOY


2002 » RECENSIONE |
Con Hugh Grant, Nicholas Hoult

di Claudio Mariani
Lo ammetto, il libro di Nick Hornby non l’ho letto, e ne sono felice, perché, se la solita regola della delusione del film dopo aver letto il libro e viceversa è ancora valida, non mi sarebbe piaciuto così tanto la pellicola in questione. L’ambientazione è a Londra, ma una Londra inedita, quella della zona settentrionale di Clerkenwell, quasi irriconoscibile, ed è qui che si aggira il trentottenne Will Freeman (il cognome dice tutto…) nullafacente che vive di rendita e che impegna le sue unità-tempo a far passare la giornata e a cercare di accumulare conquiste femminili una dietro l’altra. La sua vita, in realtà veramente vuota e alla lunga noiosa, viene stravolta da un ragazzino che si vede piombare improvvisamente nella sua monotona esistenza. Pian piano il protagonista, grazie alla nuova ed indesiderata conoscenza, si rende conto di che vita sta vivendo e di come sia vuota. Leggendo queste due righe sul soggetto della pellicola, una persona di buon senso potrebbe benissimo pensare che è la solita storia infarcita di morale e buonismo ma invece non è così. Infatti la forza di questo film diretto dai fratelli Weitz è proprio nel fatto che non vi è morale né buonismo gratuiti, se lo spettatore ne vuole trovare qualche traccia è solo perché lui ne ha bisogno, il film non c’entra proprio, non fa altro che esporre i fatti in maniera divertente. Si ride tanto, tantissimo, ed è un riso liberatorio, delicato ed intelligente, come d’altronde lo è tutta la pellicola. Gli attori sono anch’essi perfetti nelle loro parti: uno Hugh Grant quarantenne che fa il ragazzo è proprio l’ideale, eravamo stufi di sedicenni che fanno gli adulti, come se ne vedono tanti nei film; il ragazzino, Nicholas Hoult, è bravo perché misurato e poco invadente, menzione speciale per la madre (sullo schermo) del piccolo Marcus, depressa alle soglie della psicopatia, è talmente brava che ci fa dubitare sulla sua salute mentale reale. Il tutto è accompagnato da una sottile e quasi impercettibile vena malinconica che si sente in ogni scena del film, sfumata però da ciò che dà il plusvalore alla pellicola, e che rimbomba nella testa una volta usciti dal cinema: la colonna sonora di Badly Drawn Boy, semplicemente perfetta!
Un film da vedere per tirare su il proprio morale, per ridere senza sentirsi degli squallidi mangiapopcorn!