Michael Haneke

Drammatico

Michael Haneke Amour


2012 » RECENSIONE | Drammatico
Con Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert



19/11/2012 di Paolo Ronchetti
Georges e Anne sono due insegnanti di musica ottantenni ora in pensione. Si incamminano verso una vecchiaia serena, nonostante qualche reciproca ruvidità, quando una prima paralisi e poi una seconda tolgono mobilità e fin quasi la parola alla donna. Inizia così una specie di calvario per la coppia: le perdite di controllo della donna sul proprio corpo si intrecciano alle prove d’amore e di disponibilità da parte dell’uomo. Haneke le filma senza compiacimento ma anche senza nascondere niente, ottenendo dai suoi due protagonisti un’eccezionale prova d’attore.

Haneke, in AMOUR, seziona da chirurgo dell’anima il dolore della malattia e della vecchiaia attraverso l’affetto e la dedizione di un uomo verso la donna che ama. È una dedizione totale e totalizzante che esclude sempre più l’alterità del mondo (a partire dalla figlia) dalle vite della coppia, troppo presa dall’avvicinarsi dell’alterità più grande, quella della morte. Ma non basta questo. L’alterità dolente e spaventosa si manifesta a partire dai propri corpi modificati dalla malattia sino a renderli irriconoscibili (a rendersi irriconoscibili) se non a prezzo di un dolore accecante per chiunque lo possa vedere. E allora la chiusura a riccio della coppia è salvaguardia propria e salvaguardia “del mondo” perché non veda e non continui a rimarcare esclusivamente la presenza del dolore e l’avvicinarsi dell’inevitabile. Nonostante gli sforzi degli uomini, come in molti film di Haneke, l’inevitabile è esattamente quello che è: un inevitabile senza motivo apparente; qualcosa di così nascostamente evidente da obbligarci comunque e sempre a una riflessione su cosa (e come) abbiamo visto e su cosa (e come) tutto l’evidente sembri non bastarci.

Premiato con la Palma D’oro AMOUR è film Hanekeiano sino all’essenza che ci rimanda ad uno stile di racconto inimitabile e straordinario. Ed è veramente un peccato che da quest’anno non si possa dare più di un premio principale a film perché Emanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant, per ciò che ho visto del concorso, avrebbero assolutamente meritato il premio come migliori attori. E che dire della Huppert nella parte della figlia. In poche inquadrature la grande attrice francese ci meraviglia come sempre. 

Ho sentito dopo la proiezione (poche) persone lamentarsi della “freddezza da tavolo di marmo” di questo film, come se non ci fossero bastare le immagini e la capacità di Haneke di sezionare il dolore asciutto attraverso la vita di Georges e Anne; come se si volesse chiedere un portato interpretativo più drammatico rispetto al modo di girare o, ancor peggio, alla recitazione, incredibile per misura, della coppia Trintignan/Riva.

Questo film invece, con la sua essenzialità, ci lascia attoniti esattamente come ci lascia attonita la vita.