Mat Whitecross Oasis: Supersonic
2016 » RECENSIONE | Documentario | Musica
Con Liam e Noel Gallagher
19/11/2016 di Arianna Marsico
Un inizio ma anche una fine. Knebworth “il più grande raduno musicale prima dell’era di Internet” (e cavoli quante cose sono cambiate da allora nel modo di vivere i concerti) porta gli Oasis ad un punto di popolarità oltre il quale sarebbe stato difficile andare ed oltre il quale le differenze tra i due fratelli si sarebbero fatte sempre più inconciliabili, “in quella band c’erano due persone in corsa per la carica di primo ministro”, dirà il giornalista musicale Paolo Hewitt.
E così, da adolescente negli anni ‘90, fa rabbia e tenerezza insieme vedere il risultato del certosino lavoro di regia e produzione. Un lavoro encomiabile per la paziente ricerca di materiale di repertorio degli anni di nascita e prima esplosione della band,visto che nel 1991 lo smartphone e Youtube non erano nemmeno immaginabili, vista l’oggettiva impossibilità di intervistare i fratelli Gallagher assieme e quindi il dover comunque cercare di creare un “dialogo” tra le diverse voci narranti, la corsa contro il tipo per farlo uscire entro il 2016, anno del ventennale di Knebworth.
Ma dicevamo di rabbia e tenerezza. L’adolescente un filo complessata in cerca di un posto nel mondo che trovava nei loro giri di chitarra un sapore di riscossa, un “noi ce l’abbiamo fatta ce la puoi fare”, quella che in fondo metteva la vita nelle mani delle rock’n’roll band (con buona pace dei consigli elargiti da Noel in Don’t look back in anger), da un lato si commuove a sentire della genesi di Talk Tonight, perla ingiustamente relegata ad essere b – side, e lo vorrebbe abbracciare Noel mentre parla della sua confusione dopo il disastroso esordio americano al Whysky a go go di Hollywood.
Dall’altro, se ne avesse le forze, lancerebbe il mobilio di un intera camera d’albergo (tanto per rinverdire i fasti) addosso ai fratelli Gallagher per l’immenso spreco di talento.
Per aver lasciato che la droga, l’alcool ed i loro caratteri diametralmente opposti creassero un teatrino che talvolta metteva in ombra certi brani capaci di parlare a tutti , tant’è che “persino a tua madre poteva capitare di fischiettare Wonderwall”, racconterà il regista Mat Whitcross, visto che “entravano nella tua vita anche se non eri un fan del rock”.
Per aver concretizzato nella propria band il grande rimpianto “how many special people change, how many lives are living strange” (Champagne Supernova) ed aver fatto sgretolare tutto, anche quello che sembrava un infrangibile muro del suono.
Rimane come consolazione questo film bello ed appassionato (il regista, che non aveva avuto modo di viversi gli esordi degli Oasis ha dichiarato: “questo progetto era anche un modo per tornare indietro nel tempo e rivivere il momento irripetibile in cui la band ha cominciato la sua scalata al successo”) , che cattura i momenti di scherzo, di quiete prima delle tempeste, i trionfi sul palco, le sassate sonore che scagliavano sui presenti. Rimangono le immagini e le riprese dei concerti con la chitarra con l’Union Jack in primo piano. E la canzoni ovviamente.
PS: per me ha vinto Noel comunque.