Lasse Hallström

Commedia

Lasse Hallström Amore Cucina & Curry


2014 » RECENSIONE | Commedia
Con Helen Mirren, Om Puri, Juhi Chawla, Manish Dayal, Charlotte Le Bon



22/10/2014 di Paolo Ronchetti
Nel Sud della Francia, la famiglia Kadam, famiglia di cuochi e ristoratori arrivata in Francia dopo lunghe peripezie, gestisce un piccolo ristorante indiano. Madame Mallory, proprietaria del ristorante stellato “Le Saule Pleureur” e loro dirimpettaia, rende difficile il lavoro il loro lavoro sino a quando, come in ogni fiaba, anche l’amore farà capolino. 

   Amore Cucina & Curry, opera di Lasse Hallström che già aveva scatenato crisi iperglicemiche e sbalzi ormonali paurosi con il precedente Chocolat (ricordo ancora gli imbarazzanti sospiri e i gemiti delle signore presenti alla proiezione del film al cinema Ducale di Milano ogni qualvolta appariva Jonny Deep!) vorrebbe essere un film sulla tolleranza attraverso l’amore per la cucina e il cibo. Vorrebbe raccontare come proprio la cucina e il suo mischiare gli ingredienti possa essere metafora dell’incrocio culturale e della tolleranza. Tutto bello e vero. Peccato solo che lo sguardo del regista continui a banalizzare la storia, e i personaggi, con una dose eccessiva di disprezzo per il pubblico (blandito, per quasi tutti i 124 minuti di durata del film, con inutili e spesso zuccherose sottolineature).

   Spiace essere così duri con un una commedia che viene dalla presentazione in Piazza Grande a Locarno da dove, in questi anni, nessuna commedia ha deluso regalando sano e gradevole divertimento agli spettatori occasionali come al pubblico più smaliziato.

  Il film poteva essere migliore perché la storia e i dialoghi, nel limite del genere, erano anche interessanti. Il difetto di questo Amore Cucina & Curry, è l’incapacità del regista di dare uno “sguardo” filmico alla storia che non sia esclusivamente compiacente al pubblico.
 
  Occasione mancata dunque nonostante una Helen Mirren straordinaria, quando non obbligata dal regista a inutili esercizi.

  Da segnalare come la distribuzione italiana abbia optato, quasi seguendo lo stile del film, per un titolo infelice che annulla l’interessante spunto del “viaggio” di cento piedi (Hundred-Foot Journey) tra i due luoghil e le due culture e  che era presente nel titolo originale.