La storia di Catalina Sandino Moreno – passionale e vibrante protagonista di “Maria Full of Grace” – è la stessa di tante attrici debuttanti tra provini di corsa e coincidenze del destino: un regista che fa audizioni a più di 800 ragazze per trovare l’eroina del suo film ed una videocassetta – come tante - ma con impresso il viso di Catalina che all’istante fa breccia nell’immaginazione e nel cuore del debuttante Joshua Marston. Nasce così la storia di Maria , “mula” colombiana alla ricerca di un nuovo futuro e di un'altra vita possibile e che nel suo viaggio in America - che la vede trasportare “cartucce” di eroina nel suo ventre - diventa l’indimenticata icona di una gioventù universale che ribelle, passionale, incosciente, animata da emozioni piccole e potenti è capace di scardinare le regole del mondo intero. Non una storia sul mondo dei “corrieri di droga” né uno spaccato sull’instabilità politica e dura vita sociale della Colombia, ma nell’intenzioni dell’autore Joshua Marston (regista che ha fatto proprie le lezioni del grande cinema neorealista sporcato con una modernità, immediatezza e spontaneità di linguaggio e stile che ne fanno uno dei più felici debutti di questa stagione cinematografica) era la volontà ed il coraggio di voler raccontare le avventure – tratte da mille storie vere – di una ragazzina di 17 anni che nel suo viaggio dalla Colombia alle strade di new York gli permette di dare voce ed immagini ai mille destini e vicissitudini di un’umanità costretta ad emigrare alla ricerca faticosa di una nuova vita. C’è chi ce la fa…. e chi soccombe durante la “traversata” e “Maria Full of Grace” ci ricorda violentemente e necessariamente proprio la precarietà e durezza di vite eroiche nel loro sopravvivere minimo, silenzioso e quotidiano.