Hubert Sauper

documentario

Hubert Sauper L'INCUBO DI DARWIN


2004 » RECENSIONE | documentario

di Paolo Massa
Come l’affascinante viaggio dell’uomo attraverso gli innumerevoli stadi della sua evoluzione può trasformarsi in un vero e proprio incubo: “L’incubo di Darwin”, appunto. Hubert Sauper, regista di questo imperdibile documentario sulla natura, e sulle sue (apparentemente) inspiegabili mutazioni, ce lo spiega minuziosamente, con piglio da reporter di strada, alla ricerca di quella sacrosanta verità sempre più nascosta sotto una spessa coltre di menzogne. E l’incubo di Darwin diventa così anche il nostro incubo, difficile poi da dimenticare alla luce delle terribili immagini (e storie) viste (e ascoltate), in soli 107 minuti di cinema-verità. Lago Vittoria, in Africa, anno 1962: proprio qui, ben 42 anni fa, vengono introdotti artificialmente dall’uomo alcuni esemplari di pesce persico del Nilo, predatore molto aggressivo, che nel giro di poco tempo distrugge l’intera fauna ittica prima presente nel lago Vittoria. Risultato: i pesci persici subiscono una mutazione raggiungendo delle dimensioni abnormi, e non avendo più a disposizione cibo per sfamarsi diventano cannibali, cominciando così a mangiarsi tra di loro pur di sopravvivere. Assistiamo dunque ad immagini surreali, con giovani pescatori che issano sulle loro esili imbarcazioni pesci enormi, che alla sola vista ci sembrano tutto fuorché dei pesci, che poi giungeranno sulle nostre tavole imbandite, mentre i poveri pescatori del lago Vittoria saranno costretti a cibarsi dei peggiori scarti, ovvero delle teste di pesce fritte. Ma questa strana, brutta storia non finisce qui, perché a trasportare queste “delizie ittiche” nel nostro mondo civilizzato, ci pensano alcuni ex-piloti dell’”Aeroflot”, appartenenti, durante gli anni della guerra fredda, all’aviazione sovietica. Così, per dar loro la possibilità di sbarcare ancora il lunario, la Russia decide di vendere gli aerei (con annessi piloti) a chi ha la necessità, come molti Stati africani, di vedersi recapitati, senza troppi cavilli burocratici, le armi da utilizzare nel corso delle guerre civili che stanno ancora martoriando la povera terra d’Africa: «Solo nel Congo orientale» ci ricorda Hubert Sauper «le vittime di un singolo giorno di guerra sono tante quante le vittime dell’11 settembre a New York». In Europa arrivano i filetti di pesce persico, in Africa invece fucili Kalashnikov e munizioni. Quando il cinema ha un impatto emotivo quasi pari alla tragicità della realtà filmata, almeno per noi che non la viviamo sulla nostra pelle: questo è il caso de “L’incubo di Darwin”, un film che ci parla di povertà, di neocolonialismo mascherato da capitalismo solidale, e della sempre più cieca indifferenza che contraddistingue il nostro guardare alle cose del (terzo) mondo. La morale conclusiva sta tutta nelle tragiche parole di un giovane africano: «Essere poveri è come essere vecchi».