Hayao Miyazaki

Cartoni animati

Hayao Miyazaki Il ragazzo e l`airone


2023 » RECENSIONE | Cartoni animati | Drammatico
Con Doppiatori originali Sōma Santoki, Yoshino Kimura, Kō Shibasaki, Masaki Suda



13/01/2024 di Roberto Codini
Miyazaki tra la Città Incantata e l’Odissea nello Spazio

Hayao Miyazaki, classe ’41, dieci anni fa, con Si alza il vento aveva annunciato il proprio congedo dal mondo del cinema. Oggi, all’età di 83 anni (è in ottima compagnia, con tra gli altri Woody Allen e Ken Loach, che hanno appena firmato due gioielli) torna al cinema con un film meraviglioso (anche se molto complesso), che è una summa del suo cinema e delle sue “anime” con qualcosa in più, Il ragazzo e l’airone.

L’autore di capolavori come Il mio vicino Totoro (il cui personaggio ha prestato il volto al marchio dello Studio Ghibli), La principessa Mononoke e La città incantata (Oscar 2003), ci regala una storia di amore e guerra, di morte e vita, di maternità e di famiglia, ma con una vena più malinconica (e anche tragica, sempre magica) e disillusa, dove è meglio fuggire dal mondo reale, dal mondo dei vivi per visitare quel mondo dei morti che, come nel bellissimo Coco, può essere non un luogo di tristezza, ma di gioia e di
speranza.

Il giovane protagonista, Mahito, per rispondere alla domanda che pone il film (il titolo originale, Kimi-tachi wa do ikiru ka vuol dire E voi come vivrete?, che è il titolo del romanzo di Genzaburo Yoshino del 1937 da cui Miyazaki ha preso ispirazione) sarà costretto a confrontarsi con il dolore e la paura, come si vede già dalle prime scene: siamo a Tokyo durante la Seconda Guerra Mondiale e l’ospedale dove è ricoverata Hisako, la madre di Mahito, va a fuoco, ma la corsa del ragazzo si rivela inutile.
Mahito scoprirà che il padre Stoichi si è risposato con Nakito, la sorella della madre defunta a cui molto assomiglia e che aspetta un figlio; quindi tutti e tre vanno a vivere nella casa d’infanzia delle due sorelle, vicina alla fabbrica (di aerei, e qui c’è il richiamo a Porco rosso) dove lavora il padre ingegnere, ma
anche confinante con una torre in rovina costruita da un vecchio zio. Entra poi in scena uno strano airone che sembra voler entrare in comunicazione col ragazzo, parlandogli e rivelando, dopo alcune apparizioni quasi horror, di nascondere al suo interno un buffo omino con un grande naso.

Mahito inizierà così un viaggio dentro la torre proibita a metà tra quella del Castello errante di Howl e la Città incantata della strega Yubaba. Incontriamo così feroci pellicani, rane che si moltiplicano all’infinito, strisce di
carta che volano come uccelli come nella Città incantata.

Il Ragazzo e l’airone è un film in parte autobiografico, che riflette la vita del suo autore, che si identifica anche in altri personaggi, come il famoso Prozio, un mago che ha creato il mondo fantastico in cui Mahito si immerge per superare la morte della madre. Miyazaki, con questo film, che non siamo sicuri che sarà l’ultimo, ha voluto fare un omaggio ai suoi fan riproponendo i temi cari al suo cinema e alla sua vita: la malattia della madre, come ne Il vicino Totoro, gli spiriti del bosco, con i meravigliosi Wara Wara, che vivono nel bosco come i Kodama, ma probabilmente diventeranno bambini, la guerra e la pace, l’ecologia e lo spirito della natura; nell’universo immanente del regista giapponese Dio è nella natura.

Ma in questo ultimo straordinario e stupefacente film c’è qualcosa di più, non sappiamo se voluto o involontario, ma c’è. Il tema della nascita e della morte, dell’origine e della fine che prelude ad una nuova origine; c’è l’universo dello Stanley Kubrick di 2001, Odissea nello spazio e questa complessa e delicata
opera di umanità e fantascienza è la dimostrazione dei destini incrociati di Miyazaki e Kubrick, così lontani e così vicini. Il bambino, l’anziano, l’Universo e soprattutto quella luce che ricorda tanto il monolite dell’Odissea nello spazio kubrickiana. Anche Miyazaki, come Kubrick, affronta il problema dell’identità e del destino della specie umana, e lo fa utilizzando il suo mondo magico, onirico e nello stesso tempo reale, nel mondo dei vivi e nel regno dei morti, in cui sovrani animali convivono con gli umani in un mondo difficile, ma nel quale è possibile una reale convivenza.

Anche questo film, come altri del Maestro giapponese, è in fondo un film sulla famiglia, una saga familiare come Star Wars, in cui madri, padri e figli appartengono ad una famiglia più ampia, quella dell’Universo e in cui uomini, animali, piante e protagonisti della natura spesso violata e violentata sanno prendersi la propria rivincita come quando Cihiro, la protagonista de La città incantata, libererà nella piscina piena di rifiuti dell’Albergo lo Spirito del Fiume.

Il ragazzo e l’airone voleranno “verso l’infinito e oltre”, per citare il Buzz Lightyear di Toy Story, alla ricerca di quel mondo perduto che solo le anime belle possono riscoprire, come Cihiro de La città incantata, Mei, la bambina de Il mio vicino Totoro, e Mahito e il suo airone umano.