Giulia Innocenzi E Paolo D`ambrosi Food for profit
2024 » RECENSIONE | Documentario | Drammatico
20/04/2024 di Roberto Codini
Food for profit è il documentario della giornalista Giulia Innocenzi e del
film-maker Paolo D’Ambrosi che racconta il legame tra industria
agroalimentare e politica.
Il docu-film svela in particolare il legame tra l’industria della carne, le lobby
dell’agroalimentare e il potere politico, l’impatto che gli allevamenti intensivi
hanno sulla salute e sull’ambiente, i maltrattamenti di incredibile crudeltà sugli
animali e lo sfruttamento del lavoro, in un viaggio tra Italia, Spagna e il
modello Germania, che si rivela un modello tutt’altro che virtuoso.
“Abbiamo interpellato diverse piattaforme e purtroppo non c’è stato modo di
coinvolgerle perchè temevano ripercussioni legali”, ha spiegato l’autrice, “poi,
grazie al passaparola, sono aumentate le proiezioni nelle sale”, anche se il film
è stato proiettato solo per tre giorni.
Il docu-film, realizzato in cinque anni e prodotto anche grazie alle donazioni
private, è uscito alla vigilia delle elezioni europee, svelando i rapporti non
limpidi tra lobbisti e politici, alcuni dei quali hanno ricoperto il ruolo di
Ministro nei recenti governi nazionali.
L’Europa ha destinato 387 miliardi di euro in 7 anni alla politica agricola
comune. Il documentario indaga sugli allevamenti intensivi e sulle condizioni indecenti in cui sono tenuti gli animali, spesso maltrattati, torturati e uccisi per puro sadismo e non senza un macabro divertimento.
Allevamenti intensivi dove gli “scarti” vengono eliminati con pratiche violente,
proliferazione di malattie curate da personale non specializzato, liquami di
risulta scaricati all’aperto, inquinamento e persino rischi biologici, e il tutto
mentre a Bruxelles i politici mentono, contraddetti dalle loro stesse parole
registrate in contesti diversi.Tra le risposte degli intervistati ci sono
approvazioni, risate e persino contraddizioni: un’eurodeputata chiave della
commissione agricoltura, per esempio, nell’intervista accordata ha dichiarato
che modelli di allevamento simili non vengono finanziati dalla Politica agricola
comune (Pac) aggiungendo di non essere d’accordo «con nessuna attività che
maltratti gli animali», ma a telecamere nascoste ha ammesso: «Non mi interessa
la felicità del pollo, del coniglio o del gatto. Io li mangio comunque».
Anche se può sembrare una battuta (e non lo è), la visione di questo film
invoglia lo spettatore a non mangiare carne e dà un senso etico all’essere
vegetariani: di fronte agli allevamenti intensivi diventa un dovere civile.