Franco Maresco

Commedia

Franco Maresco Belluscone, Una Storia Siciliana


2014 » RECENSIONE | Commedia
Con Ciccio Mira, Salvatore De Castro, Vittorio Ricciardi, Tatti Sanguineti, Salvatore Ficarra, Valentino Picone



03/11/2014 di Paolo Ronchetti
Durante la lavorazione di un film sul rapporto d’amore tra Berlusconi e la Sicilia il regista Franco Maresco improvvisamente scompare. Sulle sue tracce, e sulle tracce del film che sta girando, gli amici, con in testa Tatti Sanguineti, si muovono in aiuto trasformando quel film in un altro film.

 Sono settimane che giro (a vuoto) con le quattro righe scritte mentre vedevo questo imprendibile, etereo e - a suo modo assolutamente concreto - Belluscone di Franco Maresco presentato a Venezia 2014 nella sezione Orizzonti. Forse contagiato dal film non ho saputo, e ancora probabilmente non so, cosa far diventare tutto questo. Anche la visione del film mi ha “aiutato” a rimanere in questa straordinaria scomoda posizione. Si straordinaria perché da questa incertezza magari non verrà una bella recensione, ma forse le prossime raccoglieranno i frutti di questo inquieto “stare nel mezzo”. 

  Dall’hinterland milanese arrivo nel centro di Milano nell’unica piccola sala lombarda dove, per l’ultimo giorno, proietteranno il film. Inizio proiezione 22.30. È quasi l’ora in cui entro nel cinema. La bigliettaia mi accoglie in malo modo: il film è già iniziato, in anticipo, e non lo farà ripartire. Anzi! Sono l’unico spettatore e tra poco spegne tutto per andare a casa perché se no perde la metropolitana. Sono sorpreso e ammicco che ho fatto 25 km per vederlo, che mi dispiace e mi dica lei cosa fare. Pago. Entro. Film iniziato da un paio di minuti. Pazienza.

 Maresco non ha presenziato alla proiezione veneziana: fobia, malessere, dispiacere per non essere stato invitato nel concorso principale? Non so, non interessa (?). Maresco è scomparso per tutti. Il film gioca sulla sua scomparsa e su uno splendidamente improbabile Tatti Sanguineti che scende dal nord per ritrovare le tracce del regista e del suo film. E in parallelo iniziano, scartando di continuo e lasciandoci in apparenza senza una narrazione unica, i molti suoi film all’interno.

 Meglio: Un film che si perde e riparte infinite volte come solo i jazzisti sanno fare partendo da un tema unico. Un film che parla di Berlusconi e del suo incredibile rapporto con la gente siciliana. Che parla della fede e dell’amore di un popolo nei confronti del proprio modello e ci spiega chi siamo, siamo stati e probabilmente saremo… ci fa vedere chi sono gli idoli dei ragazzi e delle ragazze del nostro sud. E che poteri e messaggi veicolano senza apparente consapevolezza. 

  Ci fa vedere i poteri (veri) di un Previti su un trono e le “confessioni (pericolose) di un pentito”. Ci introduce in un universo, per nulla innocuo, fatto di cantanti neomelodici e di feste di piazza sotto le case dei boss. Di messaggi in codice, sparati dai palchi e dalle televisioni private, a uso e consumo delle “famiglie”. L’incredibile promoter Ciccio Mirra e i suoi pupilli Ricciardi e Erik. E tutti sembrano usciti da Cinico Tv. Sembrano. Perché è lampante come Previti, esattamente e ancor più del Rumsfeld del bellissimo The Unknown Know, pur all’interno di una lusingata e narcisistica apparizione alla fine sappia come e cosa dire a Maresco (e soprattutto cosa far passare a lui e a noi che guardiamo: la colta innocenza di una citazione di Montale sbagliata e tramutata in sottile minaccia…)

 Vorrei Maresco attaccato alla mia faccia e al mio corpo per scoprire la mia di inconsapevolezza. Vorrei Maresco attaccato a ognuno di noi nella speranza di non fare più crescere come un cancro questa inconsapevolezza che ci distrugge. Ma forse non saremmo più in grado di riconoscere neanche la nostra mostruosità. Ma forse è già troppo tardi, come l’agghiacciante e contemporaneo finale renziano ci suggerisce. Forse è sempre troppo tardi.

 Imperdibile e già perso!