Ferenc Török

Drammatico

Ferenc Török 1945


2017 » RECENSIONE | Drammatico
Con Péter Rudolf, Eszter Nagy-Kalozy, Bence Tasnádi, Tamás Szabó Kimmel, Dóra Sztarenki



10/05/2018 di Paolo Ronchetti
Arriva potente, grazie a una piccola ma agguerrita distribuzione ad opera di Mariposa Cinematografica & barz and hippo, questo 1945 di Török Ferenc ennesimo film Ungherese che in questi anni è stato capace di attirare l’attenzione internazionale. E se il colpo al cuore della poesia disperata e ottimistica di Corpo e Anima di Enyedi Ildikó è lontana per temi e ambienti, non può non saltare all’occhio come questo 1945 abbia in comune, con lo sconvolgente e “definitivo” film di Nemes Lázló Il Figlio di Saul, il tema dell’olocausto e i tempi dell’ambientazione del racconto. Ma mentre il film premio Oscar narrava fatti avvenuti nell’ottobre del 1944 qui siamo pochi mesi dopo, a guerra finita, nel pieno del 1945. Ciò che era avvenuto in quei mesi, dopo la pace, era stata soprattutto un’opera di spartizione: la grande spartizione del mondo avvenuta a Jalta e le milioni di spartizioni, più piccole e apparentemente invisibili, come quella raccontata in questo film.

L'arrivo/presenza dell'"altro" (sopravvissuto e ritornato) è perciò il motore di un film che indaga sui meccanismi di una colpa, individuale e collettiva, che emerge brutalmente dall'atto semplice della memoria. Una memoria pietosa per i morti che diventa angoscia insopportabile per chi ha qualche cosa da nascondere. E nessuno può chiamarsi fuori, nessuno può dirsi innocente, tutti hanno avuto un vantaggio almeno secondario dalla sparizione degli Ebrei. Così, con sullo sfondo un matrimonio e la presenza sovietica, emergono i vecchi e nuovi rapporti di potere famigliare e di potere all’interno del villaggio. Cose/proprietà/rapporti che, nel (quasi) tempo reale di 90 minuti, usciranno incendiati e sconvolti come da una apocalisse che nemmeno una pioggia torrenziale riuscirà a purificare.

Török Ferenc con questo 1945 interroga l'Ungheria sul proprio passato anche per guardare al proprio presente facendo una cosa che noi “italiani brava gente” ci rifiutiamo ancora, e da sempre, di fare e lo fa attingendo al neorealismo dei De Sica e Rossellini. Ma la cosa che colpisce sono i riferimenti al cinema Western che influenzano la narrazione, le inquadrature, il tratteggio dei personaggi e, talvolta, l’immaginario dei luoghi e del racconto. Ma questo 1945 non è un western e la resa dei conti sarà una resa dei conti rispetto alla propria colpa che non prevede armi.

Rimane da segnalare un bianco e nero spesso di grande intensità e le bellissime musiche giocate su inquietanti armonici bassi e echi folk.

Film Visto In VOS