Emir Kusturica

commedia/drammatico

Emir Kusturica LA VITA E' UN MIRACOLO


2004 » RECENSIONE | commedia/drammatico
Con Slavko Stimac, Vesna Trivalic, Natasa Solak, Vuc Kostic, Aleksandar Bercek, Davor Janjic, Mirjana Karanovic, Nikola Kojo

di Claudio Mariani
La vita è un miracolo? A qualcuno questa frase potrebbe sembrare una sorta di bestemmia, in un mondo dove pare sia molto più facile soffrire che avere momenti di felicità che durino poi (anche solo nella nostra mente) all’infinito. Per lui no! Per Kusturica questa frase si può ricondurre anche ad uno dei momenti più bui della storia del suo paese, e precisamente nel 1992, momento in cui una guerra in gran parte insensata portava a spararsi tra vicini di casa, tra amici, tra persone vissute assieme per decenni. E’ chiaro che il titolo potrebbe essere inteso nel senso che “solo un miracolo può preservare la vita”, ma conoscendo il regista slavo, non era questo il suo intendimento. E questo è il punto principale da cui partire, perchè Kusturica ci vuole dire proprio ciò: che dalle cose negative si può sempre trarre il positivo. Ok, lui è in vantaggio, essendo la sua cultura preposta a questo genere di pensieri. Cultura di cui è infarcito a dismisura questo film che si è fatto attendere ben sei anni (la parentesi di Super 8 Stories è una sorta di documentario). E’ stato un periodo particolare questo di attesa, anni in cui la mancanza di uno dei registi europei più influenti degli ultimi trent’anni si è sentita. Le attese per il pubblico sono state sicuramente ripagate, mentre per la critica (sempre più snob) sembra proprio di no. Critica che ancora una volta ha fatto di Kusturica il suo obiettivo principale, faccenda che, per altro, va avanti da più di dieci anni. La vita è un miracolo è una sorta di via di mezzo tra Underground e Gatto nero, gatto bianco; del primo si riprende l’ambientazione, le questioni politico-razziali, il senso di catastrofe, del secondo invece il tratto prettamente clownesco, felliniano, comico e sentimentale. La storia si delinea piano piano, con un’eccessiva presenza di personaggi, ma ben presto l’attenzione si focalizza su Luka, ingegnere serbo di Belgrado inviato in Bosnia per costruire una ferrovia, diviso tra l’amore per la moglie e per il figlio Milos, promettente calciatore. La vita, comunque assurda, procede tranquillamente e Luka non crede alla possibilità di una guerra. Guerra che puntualmente arriva e che lo lascia solo, se non fosse per una prigioniera mussulmana che andrebbe scambiata con i nemici per riavere l’amato figlio. Che altro dire, se non della bravura degli attori, partendo da una delle icone di Underground, quello Slavko Stimac che riesce ad emozionare anche con un solo gesto, passando per una bravissima Natasa Solak e soprattutto per due personaggi di contorno che sono semplicemente indimenticabili: la moglie del protagonista, ex-cantante lirica (Vesna Trivalic) e l’amico Aleksandar Bercek. Alla fine si ride anche molto, e ci si emoziona poco, forse l’ago della bilancia pende più verso l’ottimismo di Gatto Nero, Gatto Bianco, e lascia al passato i toni più disfattisti di Underground e la poesia dei primi film come Ti ricordi di Dolly Bell? e, soprattutto, del capolavoro Papà è in viaggio d’affari. Rimane comunque un felice ritorno di Kusturica, sempre più barocco, pirotecnico, grottesco nella sua balcanicità esasperata. La vita dunque è un miracolo? Rimaniamo con questo dubbio, la risposta, chiaramente, è più difficile da trovare nella realtà piuttosto che in una pellicola di celluloide che, nonostante i suoi 150 minuti di durata, alla fine ci rigetta nel nostro oceano di dubbi...