Daniele Vicari Fela - Il mio Dio vivente
2024 » RECENSIONE | Documentario
Con Claudio Santamaria, Renata Di Leone
25/03/2024 di Arianna Marsico
Diaz- Don't clean up this blood non è affatto avaro di spiegazioni, nell’incontro con il pubblico al termine della proiezione.
Racconta come nasce l’idea di realizzare il documentario. Alla Festa del Cinema di Roma del 2019 venne contattato da Renata Di Leone, moglie di Michele Avantario. Il materiale raccolto da quest’ultimo, nel tentativo impossibile di realizzare un film (di finzione oltretutto) su Fela Kuti, è tantissimo.
Un’ossessione nata nel 1984, quando Avantario contribuì a far venire l’artista nigeriano a Roma in occasione della mitica (e oramai mitologica) estate romana di Renato Nicolini, fatto che lo ha portato poi a recarsi più volte in Nigeria. Un’ossessione mai sfociata nella realizzazione del film, ma in una bellissima amicizia, in un arricchimento del proprio spirito, in un legame con la Nigeria proseguito dopo la morte di Fela e interrottosi (almeno in apparenza) solo nel 2003 con la morte di Avantario.
Fela Kuti per la Nigeria non è stato solo un incredibile artista; il suo panafricanismo ha aumentato la consapevolezza politica dei nigeriani e degli africani in genere. Una sorta di Messia per certi versi, sia per il suo popolo, sia per Avantario.
Con la voce narrante di Claudio Santamaria, Daniele Vicari realizza un suo personale affresco, in cui il materiale registrato da Michele si affianca ad altre immagini di archivio, che permettono di inquadrare il periodo storico non solo in Nigeria. Anni di piombo in Italia, decolonizzazione, interessi delle multinazionali. Tanti temi sono tutt’altro che superati, e il ponte tra Occidente e Africa, realizzato dallo sguardo puro di Michele Avantario, avrebbe bisogno di essere davvero sostenuto.
Fela - Il mio Dio vivente incarna storia e attualità, musica e necessità di sentirsi vivi, non di essere vissuti.
L’incontro con Daniele Vicari al Nuovo Cinema L’Aquila a Roma, con la direzione artistica di Mimmo Calopresti, offre una duplice occasione. Quella di assistere alla proiezione del suo documentario Fela - Il mio Dio vivente, sull’incredibile amicizia tra Fela Kuti e il regista (e non solo) Michele Avantario e quella di scoprire tante notizie anche sulla realizzazione dei film che utilizzano materiale d’archivio. Il regista di Racconta come nasce l’idea di realizzare il documentario. Alla Festa del Cinema di Roma del 2019 venne contattato da Renata Di Leone, moglie di Michele Avantario. Il materiale raccolto da quest’ultimo, nel tentativo impossibile di realizzare un film (di finzione oltretutto) su Fela Kuti, è tantissimo.
Un’ossessione nata nel 1984, quando Avantario contribuì a far venire l’artista nigeriano a Roma in occasione della mitica (e oramai mitologica) estate romana di Renato Nicolini, fatto che lo ha portato poi a recarsi più volte in Nigeria. Un’ossessione mai sfociata nella realizzazione del film, ma in una bellissima amicizia, in un arricchimento del proprio spirito, in un legame con la Nigeria proseguito dopo la morte di Fela e interrottosi (almeno in apparenza) solo nel 2003 con la morte di Avantario.
Fela Kuti per la Nigeria non è stato solo un incredibile artista; il suo panafricanismo ha aumentato la consapevolezza politica dei nigeriani e degli africani in genere. Una sorta di Messia per certi versi, sia per il suo popolo, sia per Avantario.
Con la voce narrante di Claudio Santamaria, Daniele Vicari realizza un suo personale affresco, in cui il materiale registrato da Michele si affianca ad altre immagini di archivio, che permettono di inquadrare il periodo storico non solo in Nigeria. Anni di piombo in Italia, decolonizzazione, interessi delle multinazionali. Tanti temi sono tutt’altro che superati, e il ponte tra Occidente e Africa, realizzato dallo sguardo puro di Michele Avantario, avrebbe bisogno di essere davvero sostenuto.
Fela - Il mio Dio vivente incarna storia e attualità, musica e necessità di sentirsi vivi, non di essere vissuti.