Damian Szifron Storie Pazzesche
2014 » RECENSIONE | Commedia | Drammatico | Comico
Con Dario Grandinetti, Maria Murull, Monica Villa, Rita Cortese, Julieta Zylberberg
30/06/2015 di Alessandro Leone
Il nucleo focale dei sei cortometraggi è facilmente deducibile e pur essendo situazioni altamente improponibili, hanno pur sempre la strana capacità di catturare la nostra attenzione per immedesimarci con il personaggio in modo da comprendere il suo dolore così tragicomicamente vissuto. Evitando il rischio spoiler, è bene analizzare brevemente gli eventi uno per uno.
Nel primo caso, i passeggeri sull’aereo, tutto ruota attorno al rancore da cui scaturisce la vendetta. Szifron ci invita a non prenderci gioco gratuitamente delle persone che la vita ci riserva di incontrare ma di immedesimarci nelle loro problematiche. Tuttavia, il paradosso è costituito dalla trappola magistralmente orchestrata in primis, cosa che ci porta a pensare che il protagonista non sia poi così limitato intellettualmente, inoltre nessuno di coloro che sia entrato in contatto con lui parrebbe salvarsi tanto da includere anche chi non è stato incluso, per un motivo a noi sconosciuto, nel tranello.
Nel secondo cortometraggio la vendetta è sinonimo di liberazione ma questa non può pervenire da chi non è mai stato macchiato del peccato ma da chi si è già formalmente sporcato (o chi ha avuto il coraggio di farlo). Che poi il colpevole veda nel peccato un pretesto per emanciparsi dalla libertà costruita (la società) e trovare la sua personale vera libertà nella limitazione potrebbe costituire un paradosso ma forse non lo è, perché una cella diventa paradigma di un confine di sicurezza grazie a cui allontanarsi da determinati individui pericolosi. La tragicomicità della situazione sta nel fatto che la vendetta assume una così grande portata da includere chi non ne fa parte, pur riuscendo a salvarsi.
La storia dei due individui che si incrociano su una strada isolata scambiandosi insulti è invece un classico della nostra era post-moderna: il problema è costituito dall’orgoglio ferito del ricevente. Da lì si può innescare un meccanismo di piccoli eventi che, convogliati insieme, ne costituiscono uno di portata enorme. Un episodio che dovrebbe invitarci ad essere più tolleranti a volte per, come già detto, metter da parte l’orgoglio e riconoscere i propri errori. Non si sa mai chi tu possa incontrare nel tuo cammino.
Arriviamo poi ad un impianto narrativo ampiamente diffuso nel cinema odierno e ad un approccio nei confronti della società di cui, noi italiani in particolare, usufruiamo. Una vita rovinata in maniera rocambolesca approda ad uno stadio di frustrazione che, soprattutto nei paesi cattolici, tende ad incolpare il “sistema” per la propria rovina. Ed in effetti, stando a guardare le multe di cui l’ingegner bombetta è imputato, non ci sarebbe da stupirsi. L’ulteriore paradosso sta nel finale, in un uomo ricostituito grazie al crimine, emblema di un eroe portavoce dei voleri dell’intera comunità.
Un figlio che investe una donna incinta ed il problema lasciato in mano ai genitori (ma soprattutto agli avvocati). E’ forse questa la storia meno paradossale e più spaventosa dell’intera pellicola e Szifron inscena con grande maestria una situazione altamente plausibile, dimostrando l’abilità degli uomini nell’approfittare dei momenti più tragicamente drammatici per trarne profitto. I sentimenti umani di egoismo, vanità, rancore riaffiorano tutti insieme sfociando nel malinteso che costerà caro.
Lo scioglimento finale è probabilmente il più comico, considerando anche l’apparente lieto fine. Non a caso Szifron sceglie il matrimonio, apoteosi di compiacimento, vanità e felicità per inscenare una tragedia sfiorata ma che consente ai due adulteri amanti di ricongiungersi ed, allo stesso tempo, di oltrepassare il limite che li allontana dalla logica del costume. Tutto il corto è paradossale e le reazioni sfociano nella commedia dei malintesi in cui i genitori entrano in campo per difendere i loro figli a spada tratta e gli altri restano a guardare trangugiando la torta nuziale come fosse uno spettacolo teatrale. E’ curioso infatti che tutti se ne vadano dalla sala quando la situazione è più che risolta e gli sposi si lasciano andare senza veli ad un amplesso senza fine.
Sei storie paradossali ma plausibili e l’istinto umano diventa possibilità di spettacolarizzare l’irrazionalità di un essere che pretende di essere superiore agli altri ma che, tutto sommato, nei momenti di massima tensione ha l’opportunità ed il coraggio di dimostrarsi animale e di boicottare i costumi, spesso diventando eroe di chi non ha il coraggio di compiere lo stesso cammino.