Christopher Storer The Bear (Season 1 and 2)
2022 » SERIE | Commedia | Drammatico
Con Jeremy Allen White, Ebon Moss-Bachrach, Ayo Edebiri, Lionel Boyce, Liza Colón-Zayas, Abby Elliott, Matty Matheson
26/10/2023 di Silvano Rubino
Il pensiero più frequente che ho fatto guardando le prime due stagioni di The Bear (produzione FX, in streaming su Disney+) è "ma perché in Italia non siamo in grado di produrre serie corali con questo livello di recitazione"? Fateci caso: spesso nelle produzioni italiane possono esserci tre o quattro attori di grande livello, ma i comprimari stanno due spanne sotto e l'effetto complessivo è di una qualità inferiore, l'effetto "Boris" (cani maledetti), per intenderci.
In The Bear sono TUTTI, TUTTI bravi. Il livello di recitazione è talmente accurato che chiunque conosca da professionista il mondo della ristorazione vi dirà che quello che si vede nella serie è quanto di più vicino alla realtà di una vera cucina professionale si possa vedere in uno schermo. Per recitare nella serie i protagonisti hanno dovuto imparare a cucinare in maniera semi-professionale, affiancati da esperti. La ricostruzione della vita nella cucina (nella prima stagione, quella sgarrupata di un ristorante squattrinato e low cost, che serve panini con "italian beef", nella seconda quella - in fieri - di un ristorante che punta a diventare stellato) è così accurata e realistica da diventare quasi disturbante, con una continua alternanza di toni, dal comico al drammatico, al grottesco, punteggiata da una colonna sonora da 10 e lode.
La cucina è un luogo stressante - uno dei più stressanti - e la rappresentazione che ne fa The Bear lo è altrettanto. L'episodio 7 della prima stagione ne è l'emblema: un unico piano sequenza di 20 minuti per raccontare la tensione e il caos di una cucina professionale, la frenesia, il frastuono, gli spazi ristretti, le parole e le parolacce, gli sguardi, ogni piccolo dettaglio, senza tagli. Emerge anche bellezza in quel caos, e la serie riesce ad evidenziarla attraverso ogni inquadratura, ogni movimento di camera, ogni espressione dei personaggi, curati sin nel dettaglio più insignificante (apparentemente).
La storia di The Bear è la storia dei personaggi che si muovono attorno a quella cucina. È la storia di una famiglia, quella del protagonista, Carmen “Carmy” Berzatto, interpretato da Jeremy Allen White, di suo fratello che muore suicida prima dell'inizio dell'azione, di sua sorella, di suo cugino. Ma anche di Sidney, giovane e ambiziosa, ma problematica, aiuto chef e di tutti gli strampalati e pittoreschi (e per questo veri) personaggi che frequentano per ragioni professionali quel posto.
È la storia di come ciascuno di noi si porti dietro, anche sul posto di lavoro, il suo vissuto. E di come una cucina sia un microcosmo in cui tutti questi vissuti si scontrano, si amalgamano, un luogo dove le passioni, le insicurezze e i sogni si materializzano. La cucina, nel mondo di The Bear, è un campo di battaglia emotivo, fatto dalla pressione di dover soddisfare le aspettative degli altri, dalla sfida di superare le proprie insicurezze, dalla lotta per mantenere la propria integrità in un ambiente spesso spietato. Se ci pensate bene, è la rappresentazione, magari esasperata e legata ad alcune peculiarità della cucina, di ogni posto di lavoro.
Nella cucina, nei posti di lavoro, ogni personaggio, ognuno di noi porta anche il proprio vissuto, quindi le proprie relazioni, le proprie famiglie, specie se sono - come spesso capita - famiglie disfunzionali, complicate, tutt'altro che tradizionali. E, se nella stagione 1 era l'episodio 7 il più emblematico, con la sua attenzione quasi claustrofobica sulla cucina, è il 6 quello più emblematico della seconda stagione, con il suo focus sulla famiglia. Emblematico e altrettanto claustrofobico e stressante, disorientante proprio come una festa gremita di parenti con cui non si desidera interagire. Un lungo flashback di una cena di Natale, che, come spesso capita alle cene di Natale, diventa un disastro di tensioni, liti, frustrazioni e incomprensioni, che ruota attorno alla "matriarca" della famiglia Berzatto, Donna, insicura, alcolista, depressa, ma allo stesso tempo potente e generosa, umana e piena di amore, interpretata in maniera magistrale (non mi viene altra parola) da Jamie Lee Curtis.
Carmy, Richie (cugino ma non di sangue), Nat / Sugar sono quello che sono anche e soprattutto perché sono cresciuti in quella famiglia e non in un'altra. Ognuno ha le sue nevrosi, le sue paure, le frustrazioni che derivano dalle aspettative familiari, ognuno ha il suo modo di affrontarle, ma l'origine sta tutta lì, negli effetti a lungo termine dei traumi emotivi irrisolti nati nelle dinamiche familiari, nell'amore che spesso diventa conflitto.
The Bear ci ricorda che, al di là di imperfezioni e cicatrici del passato, la nostra umanità risiede nella capacità di connetterci con gli altri, di costruire legami significativi anche lontano dalle tradizionali definizioni di famiglia. Carmy, Sidney, Richie, Fak, Marcus, Tina in quella cucina costruiscono una famiglia, condividendo passioni, sogni, paure e la solidarietà, che emerge nei momenti più duri, spesso tragicomici: costruisci famiglia quando costruisci fiducia e volontà di sostegno reciproca.
Tutti noi, come i personaggi di The Bear, navighiamo attraverso la vita con le nostre complessità, cercando di trovare un senso di appartenenza, di amore e di autenticità, in una cucina, nella propria azienda, in un lavoro, in un'associazione di volontariato...The Bear ci ricorda che, in fondo, tutti noi siamo un po' come quei personaggi: complicati, imperfetti, ma sempre alla ricerca di qualcosa di autentico e profondo nella nostra vita. Come un piatto cucinato alla perfezione.