Bradley Cooper Maestro
2023 » RECENSIONE | Drammatico | Storico
Con Bradley Cooper, Carey Mulligan, Matt Bomer, Maya Hawke, Sarah Silverman
08/03/2024 di Laura Bianchi
La colonna sonora è interamente formata da brani diretti da Bernstein, sia composti da lui stesso, sia altrui, e il suono, nel film, rasenta la perfezione; ma chi dà fisicità, sguardo, voce all'anima del musicista è Cooper, che, memore della tradizione dell'Actors Studio, opera su di sé una trasformazione mimetica globale, frutto di lunghe sessioni di visione dei filmati d'epoca. Assistiamo così a lunghe sequenze musicali, con l'attore immerso nella gestualità esuberante di Bernstein (lunghissima, anche estenuante, ma trascinante, è quella dell'acclamata Messa), ma anche a brevi, folgoranti momenti, in cui è il solo viso a dominare l'inquadratura, con la perenne sigaretta tra le labbra e lo sguardo ispirato e come acceso da un desiderio di vita inestinguibile.
Accanto, a volte dietro, alla figura del direttore, è imprescindibile quella di Felicia Montealegre, la donna che lo scelse, lo lasciò, lo riprese, lo sposò, ne accettò tradimenti, scandali (nell'America puritana del tempo, la bisessualità - se non perfino l'omosessualità - era un tabù), abbandoni e ritorni, condivise tre figli, progetti, speranze, successi, e, infine il dolore del distacco, causa un tumore che la spense a soli 56 anni. Carey Mulligan dà qui una prova attoriale tra le migliori della pur eccellente carriera; è volitiva e adorante, dolente e ironica, brillante e determinata, e scolpisce un personaggio indimenticabile, animando alcune tra le scene più forti del lungo e ricco film.
Segnaliamo, tra le molte, il balletto che ricalca esattamente la coreografia della prima opera di Bernstein per il teatro, Fancy Free: l'espressione di Mulligan nel vedere il futuro marito coinvolto in un gioco seduttivo coi tre marinai è da manuale, e contiene in sé presagio e desiderio. Oppure, la sequenza del litigio, dopo la decisione del marito di convivere con il direttore d’orchestra Tom Cothran,mentre all'esterno sfila la parata del Giorno del Ringraziamento: ripresa con la cinepresa fissa, come osservata da lontano, tuttavia mette in luce le vibrazioni emesse dall'attrice, totalmente nella parte. Per questo, consigliamo di vedere Maestro, su Netflix, in versione originale, per cogliere appieno tutte le sfumature espressive di una coppia di grandi attori.
A fare brillare il tutto, soprattutto nella prima parte - dedicata all'escalation del Maestro in questione, con una serie di flash back vorticosi - sono i movimenti di macchina impressi da Cooper, che ci porta dentro e fuori dai due luoghi deputati, sala da concerto e teatro off Broadway, in cui i due protagonisti trovano la loro dimensione ideale, ma anche i loro primi conflitti.
Dal privato al pubblico, dall'intimo all'esteriore; come Cooper fa dire al suo Bernstein, un artista ha bisogno del contatto con gli altri, ma, per comporre, necessita anche di nascondimento e concentrata solitudine: due antinomie risolte, nella regia, dall'alternanza di bianco e nero e colori, ma anche da momenti frenetici e altri meditativi, per realizzare i quali c'è bisogno di un regista dal polso fermo. E Cooper dimostra di esserlo. Del resto, se Spielberg, che aveva in animo di dirigere lui un film su Bernstein, ha ceduto il compito a Cooper, diventandone il produttore, una ragione ci sarà...