“Potente e scioccante. Non lo dimenticherete facilmente, continuerete a pensarci per giorni e giorni”: il popolare Newsweek ha perfettamente ragione! “Una storia americana”, debutto eccellente e premiatissimo di Andrew Jarecki (anche una candidatura al Premio oscar 2004), è infatti un avvincente e lacerante documentario la cui visione non lascia assolutamente indifferenti (si piange, si ride, si rimane sgomenti, ci si impietosisce, infuria, impaurisce e si soffre) e che inevitabilmente ti accompagna in una quotidianità osservata con occhi diversi. “Ritratto di una famiglia in un interno” (ma vivisezionato da una videocamera impietosa nel cogliere le gioie ed i dolori privati di rapporti, legami, intrighi degni della migliore tragedia shakesperiana) Jarecki ci racconta la storia dei Friedman (padre, madre e tre figli maschi), un “tranquillo” nucleo familiare della media borghesia ebrea americana. La loro normale vita di tutti i giorni cambiò all’improvviso quando , durante le celebrazioni per la Festa del Ringraziamento, subirono l’irruzione della Polizia nella tranquillità della loro casa alla periferia di New York: gli agenti accusarono Arnold Friedman ed il figlio minore di pedofilia. Il centro del racconto diventa così la fredda ed allo stesso tempo appassionata analisi di un processo che sconvolse l’America benpensante degli anni 80… un controverso caso giudiziario raccontato dalla macchina da presa di Jarecki con sguardo “compassionevole” e ritmo da thriller, documento sociale, commedia surreale che ti inchiodano alla poltrona. E raccontato anche dalla telecamera di uno dei figli di Friedman che durante le giornate del processo azionava la sua videocamera per testimoniare e vivere il lento e doloroso sgretolamento della sua famiglia dove ognuno dei singoli membri “recita a soggetto” un “copione” vero, naturale, istintivo e dilaniante, frutto della mente originale e geniale di una vita in rumoroso e sorprendente divenire. Il volto impenetrabile del padre Arnold Friedman, la potente fragilità della moglie (suoi i dubbi e le scelte più laceranti) e l’unione e “malata” sintonia (dai devastanti ed allo stesso tempo benefici effetti!) dei tre figli incondizionatamente dalla parte del loro padre sono solo alcuni dei fotogrammi, delle emozioni e sensazioni che ti rimangono addosso: poco importa sapere della colpevolezza o meno degli indiziati (il padre ed il figlio alla fine si dichiararono colpevoli il primo per cercare di salvare il figlio mentre il secondo per ottenere una riduzione della pena) perché fondamentale è lo scoprire il travolgente mistero e profondità degli abissi della mente e delle relazioni umane sconvolgendoci per quanto sia oscuro ed inesplorato il mondo che si cela dietro il velo di un’apparente normalità e di quanto, a volte, la banalità del male possa essere così agghiacciante e seducente.