Alfred Hitchcock

giallo

Alfred Hitchcock LA FINESTRA SUL CORTILE


1954 » RECENSIONE | giallo
Con Raymond Burr, Thelma Ritter, Wendell Corey, James Stewart, Grace Kelly, Bess Flowers

di Paolo Massa
“La finestra sul cortile” è un trattato sul cinema. Ci mostra l’essenza stessa della Settima Arte, ci spiega perché siamo talmente attratti dalle immagini, perché siamo disposti (sarà ancora così?) a restarcene per qualche ora seduti a contemplare delle storie sullo schermo. Quasi a cercare quel contatto con la realtà che, troppo spesso nella vita di tutti i giorni, sembra sfuggirci, ci immergiamo negli innumerevoli “mondi alternativi” che i registi ricreano a loro, e nostra, immagine e somiglianza. Perché il cinema è una forma d’arte democratica, ognuno vede dal posto a sedere il medesimo spettacolo, ognuno è libero di interpretarlo a suo modo, ognuno vede proiettati i propri vizi, anche i più inconfessabili. E da qui nasce l’immaginario collettivo di un film, come “La finestra sul cortile” del genio Alfred Hitchcock, che si nutre, proiezione dopo proiezione, delle emozioni dei suoi stessi spettatori, voyeur insaziabili alla stregua del fotografo Jeff (James Stewart), protagonista indimenticabile di questo indiscusso capolavoro del cinema. Costretto a casa da un’ingessatura alla gamba sinistra, il povero Jeff, fotoreporter giramondo alla ricerca di qualche scatto formidabile per la sua rivista, è ormai da un mese che deve accontentarsi di spiare, dalla “finestra sul cortile” (o meglio, dalla “finestra sul mondo”), i vicini di casa: un musicista alle prese con un’incompiuta composizione al piano, Miss “Cuore Solitario” incapace di trovare l’anima gemella, una ballerina sempre lì ad allenarsi in attesa di non si sa che cosa e una fresca coppia di sposini a consumare la loro passione dietro una tenda quasi sempre abbassata. Ma la ciliegina sulla torta per Jeff (“Il cinema non è un pezzo di vita, è un pezzo di torta”, disse una volta Hitchcock) è spiare Lars Thorwald (Raymond Burr, il Perry Mason televisivo), commesso viaggiatore in bigiotterie alle prese con una moglie malata e lagnosa. Ma come mai, da un giorno all’altro, non c’è più traccia della “dolce consorte”? E come mai le tende della sua stanza rimangono inspiegabilmente abbassate a impedirci di vedere, di sapere, di capire? Jeff vuole vederci chiaro, e noi con lui: perché il signor Thorwald, la sera prima, è uscito di casa diverse volte con una valigia al seguito, nonostante la pioggia battente. Il punto di non ritorno della storia è anche quello del fotoreporter ingessato, della sua dolce fidanzata Lisa Freemont (una splendida Grace Kelly) appassionatasi al mistero incombente e della simpatica e saggia Stella, l’infermiera alle prese con un paziente “guardone” in cerca di guai. Come sbrogliare la matassa? Beh, spetta a voi, spettatori incalliti, inchiodati alle vostre sedie (e quindi non meno ingessati), palpitare al fianco di Jeff, Lisa e Stella, alla ricerca del presunto colpevole, e magari dell’eventuale cadavere: “Come regista sono etichettato”, confessò Alfred Hitchcock; “Se facessi Cenerentola, il pubblico cercherebbe subito il cadavere nella carrozza”. Come dargli torto?

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