Sperando di essere smentiti… oramai bisogna rassegnarsi ad una saga cinematografica sul maghetto più famoso dell’intero Pianeta (naturalmente…. Harry Potter!) che si ripete stancamente e meccanicamente incapace di comunicare quell’atmosfera magica e fantastica che anima il primo capitolo della serie e che, a fasi alterne, riscopriamo nei libri della sua creatrice J.K. Rowling. Giunti al terzo episodio, “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”, diretto “malinconicamente” dal messicano Alfonso Cuaron (piove per quasi tutta la durata del film!) si risolve in noioso “collage” di accadimenti fantastici e non (unica presenza capace di farci sognare è l’ippogrifo Fierobecco, metà cavallo e metà aquila) che “appiccicati” uno dietro l’altro assolvono al mero compito illustrativo di una trasposizione cinematografica piatta ed incolore. Harry Potter & Co. (la “sviluppata” Hermione ed il fido Ron) questa volta se la devono vedere con i “lugubri” Dissennatori, le guardie della prigione di Azkaban, in missione ad Hogwarts alla ricerca del pericoloso evaso Sirius Black (Gary Oldman) che sembra aggirarsi tra le stanze della scuola di magia alla caccia proprio di Potter (Daniel Radcliffe, versione “adolescente”). Alfonso Cuaron (che ci aveva incantato con “Y tu mama tambien”) qui sembra svolgere professionalmente il compito affidatogli: condurre in porto le nuove avventure del maghetto Harry e , senza infamia né lode, passare il testimone al nuovo regista ( è già al lavoro l’inglese Mike Newell) che si limiti a fare semplicemente il suo mestiere: dirigere una storia! Tra comparsate di lusso (David Thewlis/il Professore Lupin ed Emma Thompson/la Professoressa Cooman) e riciclati prodigi fantastici, speriamo allora in un nuovo capitolo più “solare”, ironico e che si prenda meno sul serio!