Alex Garland Civil War
2024 » RECENSIONE | Drammatico | Storico
Con Nick Offerman, Kirsten Dunst, Wagner Moura, Jefferson White, Nelson Lee
30/04/2024 di Roberto Codini
L’american dream rischia di diventare un American nightmare e gli Stati Uniti rischiano di combattere la guerra più pericolosa: quella con se stessi.
Civil War di Alex Garland, regista di 28 giorni dopo e di Ex machina, è un film estremo e spietato, che immagina un futuro distopico che forse non è così lontano. Se nel recente Il mondo dietro di te di Sam Esmail, Julia Roberts ed Ethan Hawke dovevano fare i conti con un'America minacciata non da un asteroide o da una invasione aliena, ma da un blackout che lasciava presagire un'apocalisse umana e forse politica, nel film di Garland l’America è dilaniata da una nuova guerra civile.
Stavolta però il conflitto non è tra nordisti e sudisti, ma tra Est e Ovest, tra le forze governate dal Presidente e le Western Forces dei vari Stati dissidenti, tra cui California e Texas, che marciano su Washington, per destituire e uccidere il Presidente asserragliato nella Casa Bianca. La strada per Washington è però sorvegliata dai militari e quindi, per arrivare alla White House, bisogna attraversare gli States rischiando la vita.
A rischiare non sono solo i militari, ma anche i giornalisti, che sono i veri protagonisti del film. Lee Smith (Kirsten Dunst), premiata fotografa di guerra, accompagnata da Joel (Wagner Moura) imbarcano con loro una ragazzina coraggiosa e testarda, Jesse (la bravissima Cailee Spaeny), che ha il mito di Lee Smith e vuole diventare una famosa fotografa di guerra, anche a rischio della vita.
I giornalisti sono infatti gli unici in grado di immortalare l’orrore della guerra e di fotografare la morte nel momento in cui avviene. Per questo Joel e Lee hanno deciso di intervistare il Presidente degli Stati Uniti, probabilmente prima della sua esecuzione.
Il regista avrebbe potuto ambientare il film anche in Inghilterra (la sua patria) o in qualsiasi altro Stato, ma ha scelto l’America, il Paese delle grandi contraddizioni.
Gli Stati “dis-Uniti” di Civil War ci raccontano non solo un Paese in declino, ma una civiltà al tramonto perchè ormai disumana, in cui una foto, scattata senza scrupoli a una persona appena uccisa, è in grado di descrivere l’assurdità della guerra, che ormai non è più contro un nemico straniero, ma si svolge a casa propria.
Il Presidente, che può essere chiunque (non è Biden e non è Trump), è questa volta non un eroe insopportabile che salva la patria, come nel retorico Air Force One, e nemmeno un ambiguo e losco Presidente Richmond, interpretato da Gene Hackman nel bel film di Clint Eastwood Potere assoluto, ma un uomo ormai senza potere, asserragliato nella sua dimora presidenziale, in attesa della fine. La Civil War americana è la fine di un impero e di un sogno, e bisogna ripartire da qui, dAgli Stati Uniti, ma uniti per davvero.