Aki Kaurismäki

Commedia

Aki Kaurismäki Foglie al vento


2023 » RECENSIONE | Commedia | Drammatico
Con Alma Pöysti, Jussi Vatanen, Janne Hyytiäinen, Nuppu Koivu



30/12/2023 di Laura Bianchi
Di lei si sa solo il nome, Ansa. Di lui solo il cognome, Holappa. Le loro vite sono meno che mediocri, a uno sguardo superficiale; la periferia di Helsinki è dura, respingente, per chi cerca e perde lavoro, per chi è sola e si tiene stretta l'unica fortuna di un monolocale ereditato dalla zia. Eppure, i due diventano protagonisti di una storia unica, raccontata con acutezza e ironia dal genio di Aki Kaurismäki, il regista finlandese che da decenni ci invita a guardare oltre le apparenze, rivelandoci che la verità non è quella che si vede, ma che si nasconde sotto la coltre delle consuetudini e delle convenienze sociali.

Così è per l'ultimo Foglie al vento, ideale prosecuzione della Trilogia del proletariato, tre film girati nei decenni, Ombre nel paradiso, Ariel e La fiammiferaia, ma, se possibile, ancora più riuscito, nel delineare sentimenti e sfumare personalità, proiettandoli in una dimensione poetica e profonda.

Ansa (un'intensa Alma Pöysti) e Holappa (un tormentato Jussi Vatanen) si incontrano, si perdono, si ritrovano, si smarriscono, si perdonano. Attorno a loro, in un vicinissimo 2024 segnato dalla guerra tra Russia e Ucraina - tanto più angosciante, per i finlandesi...-, uomini e donne sopravvivono, tra bar con poster di film d'autore, indizi importanti per lo svolgimento dell'azione, e canzoni provvidenzialmente tradotte nei sottotitoli. Come quella del duo femminile Maustetytöt, che si esibisce in una sequenza esemplare e determinante per lo sviluppo della trama (“Tu mi piaci ma è me che non sopporto”):



Un'umanità minore, emarginata, deprivata della propria identità sociale, che però - ed è questa la tesi del regista - conserva sentimenti, dignità, desiderio di riscatto, di amicizia, di amore. Quell'amore che i due intravvedono una sera, e inseguono caparbiamente, cadendo e rialzandosi, tra lunghi silenzi e battute fulminanti, attese e pentimenti.

Una storia comune, che viene trasformata dalla visionarietà dell'autore, nobilitata da una fotografia brillante, del maestro Timo Salminen, che si avvicina ai quadri di Hopper, e dall'espressività disincantata e apparentemente impassibile, sul filo del nichilismo, delle maschere nude dei suoi personaggi. Il tutto rappresentato in una Finlandia paranoica e alcolica, sintetizzata dalla figura di Holappa, che ha perso il proprio nome di battesimo e si consuma fra wodka, sigarette e rimpianti, senza perdere il proprio aplomb, ma che è pronto a riscattarsi e ricominciare da (meno di) zero.

Che Kaurismäki sapesse come farci sorridere e riflettere insieme era risaputo; che la tragicommedia fosse la dimensione a lui più congeniale, anche; ma la vera sorpresa del film sta nell'aver messo insieme una storia d'amore, con finale che rievoca, e non a caso, Tempi moderni, e un potente ritratto di una postmodernità industriale, nella quale occorre un'immensa forza d'animo per credere ancora nella solidarietà e nell'amore. Indimenticabile.