JudA è un interessante trio milanese, classico nella sua struttura (voce/basso, chitarra e batteria) e atipico per l´utilizzo della lingua italiana adattata sapientemente agli umori di un hard post-rock di stanza oltre confine.
Un´attitudine precisa, una musica pesante come un macigno, si scende in basso e si respirano atmosfere mefitiche, suburbane, sottolineate a più riprese dalla voce ´di tenebra´ di Marco Antoci D´Agostino, dai testi che riportano l´assenza del viver lieto e da una musica che scava nelle melodie del dolore.
Si ha cognizione dell´assenza – i vuoti, i sorrisi agognati di ´Trema´, la mancanza di delay, la dolce lentezza di ´Invasa da umori a distanza´ percossa dal ritmo ossessivo di una batteria marziale – e di un presente pieno di ricordi, di una rabbia senza slancio, nostalgico. La giusta misura per dare voce a tutte queste sensazioni è alternare un post-rock con reminiscenze 80´s (vedi la bellissima ´Trema´) e l´hard-rock degli Alice In Chains con un tocco di grunge quanto basta.
Avrebbero potuto, in linea con la maggior parte dei gruppi della scena indie italiana, adoperare l´inglese per disegnare il loro buio ma, come i Verdena o i Marlene Kuntz, hanno voluto giocare con il suono della lingua italiana, sfruttando le potenzialità di un linguaggio complesso ma vasto e denso.
´Malelieve´ è un lavoro solido, dal sound granitico, in costante disequilibrio, che pianta le unghie sul muro, le striscia violentemente, per cercare una via d´uscita ma che trova solo strazio e lamento, un mondo informe che cela ancora un´altra prigione.
Un ottimo lavoro che mantiene le promesse, evocativo, pregnante, supportato da collaborazioni di prestigio come Laura Spada degli Psychovox in ´3C´ o il geniale Xabier Iriondo in ´Invasa di umori a distanza´.
L´unica pecca è, forse, l´eccessiva lunghezza di alcuni brani che potrebbero essere più concisi e diretti ma, nel complesso, ´Malelieve´ è autentico, fastidioso e feroce e si inserisce alla perfezione in quel filone italiano indie che ha, tra i massimi esponenti, i primi Afterhours, i Marlene Kuntz e i Verdena.