Saro Cosentino Ones & Zeros Reloaded
2014 - Aratro edizioni / Maracash / Self
di Saro Cosentino, Ones and Zeros Reloaded. Lo storico collaboratore di Battiato assembla una line up di musicisti d’eccezione, riuscendo a convogliare al servizio del suo progetto il leader dei Van Der Graaf Generator Peter Hammill, Trey Gunn e Gavin Harrison dei King Crimson e John Giblin dei Simple Minds. Cosentino scrive e dirige gli otto brani del disco, oltre a suonare chitarre, tastiere e ad occuparsi della programmazione di batterie e sequenze. Nella trama sonora dell’album è decisiva l’influenza delle atmosfere che hanno reso celebri i lavori di Battiato dei primi anni 2000, con pad eterei e loop ritmici minimali, a creare scenari che sovente richiamano lo scenario world e d’ambiente di Peter Gabriel e David Sylvian.
Delicata e sensuale la voce dell’australiana Karen Eden in Real Life, ballad dolce e leggera che interessa e coinvolge grazie a una linea melodica davvero ben congeniata, unico spiraglio commerciale in un disco altrimenti avaro di episodi squisitamente pop. La voce ferma ed eterea di Peter Hammill accompagna il tortuoso percorso di From Far Away, dove esotismo ed epica si alternano incessantemente, sostenuti da infaticabili e solenni pattern percussivi.
In Bite the Bullet scorre il sangue mai domo di Shock in My Town, col groove di batteria ostinato e perentorio ad arginare la linea di basso, mantra ossessivo e magmatico: la voce della Eden, in questo pezzo come in Behind the Glass, è quella di una Sinead O’Connor più moderna, aggraziata e tecnicamente preparata. L’esteso strumentale di 9:47 – P.M. Eastern Time scorre lentamente in forma di suite per oltre dieci minuti, vedendo avvicendarsi sul riff bassistico di John Giblin una moltitudine di synth, orchestrati da Cosentino in un rossiniano crescendo di rarefazione. Un album da candele ed acqua calda, per una più che legittima nostalgia degli anni Novanta.
Respiro e battito internazionale per l’albumDelicata e sensuale la voce dell’australiana Karen Eden in Real Life, ballad dolce e leggera che interessa e coinvolge grazie a una linea melodica davvero ben congeniata, unico spiraglio commerciale in un disco altrimenti avaro di episodi squisitamente pop. La voce ferma ed eterea di Peter Hammill accompagna il tortuoso percorso di From Far Away, dove esotismo ed epica si alternano incessantemente, sostenuti da infaticabili e solenni pattern percussivi.
In Bite the Bullet scorre il sangue mai domo di Shock in My Town, col groove di batteria ostinato e perentorio ad arginare la linea di basso, mantra ossessivo e magmatico: la voce della Eden, in questo pezzo come in Behind the Glass, è quella di una Sinead O’Connor più moderna, aggraziata e tecnicamente preparata. L’esteso strumentale di 9:47 – P.M. Eastern Time scorre lentamente in forma di suite per oltre dieci minuti, vedendo avvicendarsi sul riff bassistico di John Giblin una moltitudine di synth, orchestrati da Cosentino in un rossiniano crescendo di rarefazione. Un album da candele ed acqua calda, per una più che legittima nostalgia degli anni Novanta.