Roberta Barabino Magot
2012 - Incipit records / Egea
Resta invece il fatto che questa terra è sempre stata musicalmente fertile ed anche il fiore dell’arte di Roberta riesce ad attecchire con questo suo esordio. Determinante per l’esito è stata la collaborazione con Bob Quadrelli, anch’egli cantautore genovese, e con Raffaele Redaudengo, violinista del Gnu Quartet e vera anima artistica dell’iniziativa; Raffaele è riuscito poi a coinvolgere ospiti che hanno saputo dare il giusto colore musicale integrandosi perfettamente con lo spirito di questo lavoro; ricordiamo ad esempio Roberto Izzo (violino), Stefano Cabrera (violoncello), Tristan Martelli (piano), Claudio Borghi (chitarra) e Antonio Marangolo (sax).
Il lavoro recupera il senso classico del cantautore inteso come compositore di canzoni relative al proprio mondo ma con sensibilità tipica della nuova generazione di artisti indipendenti che, a parere di chi scrive, si concretizza in tre elementi fondamentali:
1 – approccio da registrazione domestica, caratteristico di una folta schiera di musicisti presentatisi sulla scena dagli anni ’90 ad oggi. Questo metodo conferisce leggerezza, intimità e spontaneità alle composizioni che invitano ad entrare in un mondo personale non chiuso
2 – visione non antropocentrica delle storie. I testi e le trame ricordano che la realtà è un mondo di cui tutti siamo parte; scompaiono quindi ansie, affanni, contrasti e tensioni. Emerge una serenità che, per certi versi, supera le barriere umanistiche della storia occidentale per accogliere quel senso di libertà più integrale tipico di altre culture
3 – gusto per gli arrangiamenti, sempre lievi e mai dominanti; i timbri ed i ritmi servono il racconto in un girotondo di citazioni che arricchiscono le composizioni anche da un punto di vista musicale.
L’ascolto diventa quindi molto interessante e denso di richiami, posto naturalmente di prestare la dovuta attenzione; l’incipit del glockenspiel domestico, l’abbaiare del cane di casa, le punteggiature del Rhodes e dell’Hammond che virano ad un soul leggero, le onomatopee del violino e del piano per descrivere il mare, il violoncello per la notte, il tango di strada per il tema di Madame Cecile e via discorrendo.
La direzione artistica del progetto merita quindi un plauso sincero.
Roberta infine si fa apprezzare per la sua voce che va oltre l’effetto immediato, alla De Gregori per intenderci (almeno questo è l’effetto che ci ha fatto), nonché per i suoi testi delicati, allusivi ma incisivi; Dieci Mondi, Febbraio e Madame Cecile meritano un’attenta lettura delle liriche, favorita dall’encomiabile idea di allegare il libretto.
Un bel disco, al di là dei canoni della tradizionale gradevolezza; offre soddisfazione se gli si concede il giusto credito.