Gerarchia ordine disciplina<small></small>
• Italiana, Sperimentale

Post Contemporary Corporation Gerarchia ordine disciplina

2006 - Musica di un certo livello/Misty circles/Old Europa cafe

08/09/2006 di Andrea Salvi

#Post Contemporary Corporation #Italiana

Ho riscritto cinque volte questa recensione. Dopo averla riletta l’ho cancellata ogni volta, irritato, come un rituale masochista. Non sono d’accordo con le mie opinioni, e il cd riparte dall’inizio.
Questo disco è un capolavoro, indispensabile per capire noi stessi. Questo disco è la cosa più inutile e fastidiosa che abbia mai ascoltato.
Questo disco è brutto. Amo questo disco.
Ma cosa sta accadendo alle nostre menti? Ai nostri gusti? Ci sono momenti nei quali può sorprenderci ancora il trovarci a riflettere su domande come queste.
“Gerarchia ordine disciplina” ci interroga ponendoci di fronte al fatto compiuto: il mondo post-contemporaneo si nutre di un nichilismo più forte di qualsiasi fede religiosa o laica che sia. Scegliere di partecipare a quel banchetto cieco che è la vita è già accettare che il valore di ogni nostro gesto sia inferiore o uguale a zero.
Valerio Zekkini, artista incredibile di cui tutto si può pensare tranne che sia privo di coraggio, trasfigura in immagini la disperata corsa all’inutilità del nostro viaggio terreno “nel tempo del buio pneumatico”.
I Post Contemporary Corporation, sua creatura, sono un collettivo che si muove nell’ombra di parole pesanti ma oramai consuete, per dare forma a cornici sonore fedeli a certe visioni electro-industriali di fine anni ’90 tra cui spicca la ritrovata chitarra (sempre sia benedetta) del disciplinatho Dario Parisini.
Per chi ancora non avesse chiaro il contesto ci troviamo dalle parti del più selvaggio situazionismo bolognese, con tutti i pregi ed i limiti del caso. Coraggio e fastidio rimangono due parole chiave per comprendere questo progetto. Piacere e rigetto, in un meccanismo continuo di attrazione e repulsione che fonda le sue radici nel fascino per l’orrido, tema che lo stesso Zekkini dimostra di conoscere alla perfezione, nonostante in più frangenti il gioco cede ed il tutto appare in una chiave ironica.
L’inizio è fulminante: il marinettiano “Manifesto di fondazione del futurismo” declamato con baldanza su una base technopunk promette molto. Anche se questa versione da sola vale il prezzo del cd, e se pur qualcuno non consiglierà di spingersi oltre di esso, in realtà la sua funzione è quella di introdurre l’ascoltatore in un contesto ben preciso, facendogli varcare le porte di un mondo rifondato dalle sue stesse macerie (o rifiuti). Post-contemporaneo appunto.
Il giorno in cui nacque il punk forse nessuno se ne accorse.
Il giorno in cui è uscito questo disco è già stato dimenticato.
Basti ciò per pensare alla nascita se non di una rivoluzione, almeno di un nuovo punto di vista.

È forse meglio cancellare anche questa.

Track List

  • Manifesto di fondazione del Futurismo (1999 remix)|
  • Mondo fluttuante|
  • Streetwise (Angelo’s catholic rap in ancient Bologna)|
  • Tumulto finanziario|
  • Apri la porticina e lasciami passare|
  • Madre de Dios (Martinete)|
  • Onnagata|
  • Tra 40 anni (Elogio della senilità)|
  • Finitemi con un proiettile di platino (oppure con una supposta al cianuro)|
  • Profilo impassibile|
  • Corporate America, wake up and dance!