Nicola Pisu Canzoni da solo. Live in studio
2016 - Autoproduzione
Il cd autoprodotto in oggetto è asciutto. Della magrezza ascetica che avevano negli anni Settanta i dischi dell’etichetta Folkstudio (c’è qualcuno fra di voi che se ne ricorda?) ma anche questo - per chi scrive - è un merito: un disco solo chitarra & voce indirizza l’attenzione su senso e significato delle canzoni. Certo si paga lo scotto di una certa staticità d’insieme ma è sempre meglio della vacuità saltellante di molti cd a perdere di oggi. Per quanto riguarda la scrittura, Nicola Pisu non sarà De Andrè e nemmeno De Gregori però si vede che ha metabolizzato bene i dischi dell’uno e dell’altro. I suoi testi reggono alquanto, e proprio la coloritura armonica ridotta all’osso, se possibile, li esalta di più. Qualcuno lo chiamerebbe scimmiottare, personalmente trovo sia questione di affinità elettive, umiltà di fondo, idiosincrasia per il Barnum pop-rock, buone letture e altrettanti ascolti.
Canzoni da solo (chitarra e sporadica armonica di Pisu) attinge a quanto prodotto sin qui. Misurandosi, fra le altre cose, con retaggi di letture (Pin nel sentiero dei nidi di ragno), memorie (Del tempo), semantiche socio-sentimentali (La parola amor, Parole scombinate, Ti regalerei), geografie & geografie dell’anima (Oh mare, Olio d’autunno), figure retorico-simboliche da topos cantautorale (Ali per Alice, Bella del fiume). Ripercorrendo con I cantautori il sentiero già battuto d’antàn da Bennato (Cantautore) Vecchioni (Vaudeville. Ultimo mondo cannibale) e Guccini (fra le righe de L’Avvelenata) della riflessione al curaro su senso e ruolo dello scrivere canzoni che una volta si dicevano "impegnate". Tirando le somme c’è tanto da salvare delle intenzioni di questo disco. Per ciò che riguarda la pratica, dite? Se state dalla parte delle canzoni scritte apposta per pensare, idem. Altrimenti astenersi dall’ascolto senza livore, please.