Marco Paolini E Mercanti Di Liquore Sputi
2004 - Dischi Mezzanima
Marco Paolini è attore, autore e regista bellunese: una vita votata al teatro, consacrata dal grande successo “Il racconto del Vajont 9 Ottobre ‘63”. I Mercanti di Liquore sono invece un trio musicale forte della voce di Lorenzo Monguzzi, della chitarra di Simone Spreafico e della fisarmonica di Piero Mucili: nati sulle note di Fabrizio De Andrè (il nome del gruppo è tratto da un verso de “Il suonatore Jones”, traccia conclusiva di quel “Non al denaro non all’amore né al cielo” che Fabrizio scrisse rileggendo “L’Antologia di Spoon River” di Lee Masters), il gruppo ha presto trovato una propria identità con un album di successo, “La musica dei poveri”.
Fatte le presentazioni quello che balza subito all’occhio è una commistione tra teatro e musica, un legame che inevitabilmente ha portato ad un lavoro molto particolare e a tratti, diciamolo pure, davvero geniale e sorprendente. “Sputi” è composto da quindici tracce (non tutte possono essere definite canzoni) costruite attorno a tre che, caratterizzate da una tematica comune riguardante l’acqua, possono essere definite il nucleo originario del progetto: “Due parti di idrogeno per una di ossigeno” spicca per la forte ironia contro i potenti e ci ricorda che l’acqua è un bene comune che nessuno può acquistare, nemmeno quel tipo di Cesenatico che in “Mar Adriatico” non riesce a spiegarsi come il mare non possa essere in vendita, mentre “Regola Acquea” è fatta di un lungo promemoria che culmina ribadendo ancora una volta il nostro ruolo di custodi e non di proprietari dell’acqua.
A dispetto delle apparenze non ci troviamo di fronte ad un disco monotematico: Re Federico, nel pezzo omonimo, è alla disperata ricerca di un nemico, perché “un grand’uomo senza nemici è un uomo gran solo”, “L’Altissimo” mette nuovamente il potere alla berlina, “Domani è lunedì” assume una posizione chiara contro lo sfruttamento operaio, riletto in chiave satirica da Paolini, mentre la storia regna sovrana in uno dei pezzi più belli, profondi e toccanti, “Il prigioniero Ante”, che rilegge le vicende di un partigiano padre di famiglia tradito dai suoi stessi compagni ed incarcerato.
Le fondamenta di “Sputi” sono solidissime: ad essere riprese sono filastrocche di Gianni Rodari, canti di Dino Campana e opere di Giacomo Noventa, Mario Rigoni Stern, Ernesto Calzavara ed altri. Solido, poi, è il risultato finale: un disco che inizialmente può lasciare perplessi (per l’innovativa commistione tra teatro puro e musica popolare) non mancherà di conquistare appieno ogni ascoltatore che deciderà di avvicinarsi a questa miniera inesauribile di parole, pensieri e musica. Qualcosa di nuovo da scoprire lo troverete sempre, in ogni singolo ascolto.