Giovanni Lindo Ferretti Saga. Il canto dei canti, opera equestre
2013 - NoMusic/Sony Music
Oggi - dopo la scissione dei P.G.R. sancita dall’imprescindibile Ultime Notizie di Cronaca nel 2008, e un live uscito nel 2012 per accontentare i seguaci in perenne astinenza - Ferretti torna con un nuovo disco di inediti intitolato Saga. Il tema centrale s’intuisce dando una lesta occhiata alla copertina "Opera equestre"; opera a cui è conseguito uno spettacolo teatrale d'altri tempi. Girando il cd si legge: "Libera compagnia di uomini cavalli e montagne per un teatro barbarico montano di cui questo cd è colonna sonora, richiamo ad una viva presenza tra polvere e sudore nella luce del tramonto. Incerta ora".
Rispetto a Cuor Contento, l’album dal vivo citato poc'anzi, che mostrava più di un limite dal punto di vista strumentale, qui si percepisce una crescita stilistica, esponenziale, dove spicca la batteria (di Pat Mastellotto, tamburatore permanente nei King Crimson), le chitarre elettroniche, i violini, i violoncelli e la viola, il piano, il basso, la tromba e le preziose voci aggiuntive oltre a quella ieratica, severa ma rassicurante, di Ferretti.
I testi, al solito, sono il vero valore aggiunto. Esulano da ogni tipo di moda, frivolezza o modernità, ficcandosi in un tempo indefinito, senza data, scadenza o identificazione temporale. Parole che evitano di adagiarsi su temi scontati, allontanano l'ovvio, si piazzano in testa e nel cuore, trattando un mondo che fu, è e sarà.
In Maritima loca si respira l’aspra aria di Maremma con tutto il suo splendore, i cavalli, la desolazione, i pastori, il mare, i colli e le genti. Pons Tremolans descrive Roma come "Urbe, puttana e santa" e aggiunge "In summa quoque Bardonis Alpe in loco qui dicitur Pons Tremolans"; poi arrivano i litorali, le estati al mare, il traffico intenso sulla Parma Mare A15 e la condizione precaria confidata da Giovanni Lindo e comune al resto degli uomini: "Ma il ponte è stabile, io tremolante".
Verso metà Saga per un attimo si riconosce Maciste contro tutti, vecchio brano dei Cccp contenuto nell’lp Etica Epica Etnica Pathos, incastrato alla perfezione nel contesto: "Barbum mihi tondent et corpus unguunt adlatrant canes et agitantur equi". Successivamente arriva l'urto delle Orde: Unni, Vandali, Goti, Bizantini, Romani dell'Oriente, feudi longobardi, Celti, "Limes delle guerre Goto-Bizantine, corti longobarde, abbazie benedettine", tutto e tutti a sconquassare e imprimere perché, come canta egli stesso in Cronaca montana, tutto passa e tutto lascia traccia).
Un disco granitico - medievale eppure (o proprio per questo) straordinariamente attuale - giuntoci come una grazia per via di un cantore di epiche antichità e nuove tragedie, sciamano involontario (Non fare di me un idolo mi brucerò, cantava in Ko de Mondo), latinista, montano, cattolico-romano.
Poi scivolammo all'ombra,
ombra di campanile a scandire le ore.
L'umanità si appropriò del tempo, almeno così parve:
accertò che la terra è rotonda, tracciò tra le stelle rotte marine,
scoprì Genti e Paesi,
usanze, credenze, costumi,
dichiarò nuovi confini.
Disco del secolo: "Hoc eramus et fuimus per saecula et saecula saeculorum homines equi et iuga montium".