Spesso ci chiedono se possiamo intuire qualcosa della musica rock che attraverserà il nostro suolo senza più succhiare sangue dall’America o magari dalla Gran Bretagna. La risposta è chiara e netta: niente di ciò si avvererà mai, perlomeno nei geroglifici del rock, ma abbiamo buoni spunti da dove poter almeno provare a sognare, oppure se non altro, che lo stereotipo consueto sia suonato come Dio comanda per riscatto d’orgoglio. Un motivo di soddisfazione, tra le poche, fuoriesce da questo “Cambio pelle” degli Aeguana Way, band dei dintorni di Potenza che stringe in pugno un suono rock umorale dominante e – sebbene ombelicamente in sintonia con il climax Washingtoniano – forte di una frequenza cardiaca che aggancia le fibbie dei nostri anni ’90, territorio di caccia per Malfunk, Movida, Mistonocivo, Marlene Kuntz, Karma, Estra & brothers. Uno specchio abbastanza fedele di quel periodo storico alternativo che la band affronta con determinazione e pedaliere lessanti, subliminando non un recupero, ma una temprante rialaborazione di quel tesoro elettrico che illuminò il buio oltre il niente. Veramente un lavoro portatore sano di tutti i crismi per saltare dal dove si è (Plastica ferita, Absente, Tetanica), cariche di sustains e powerchord r’n’roll-grunge che, diametralmente opposte alle parabole intimiste vetrose e deliri filo-desert stoner (Mr.cilindro, Cambio pelle, Non si spara ai poeti, Inkubo), creano una tramatura efficace di alti e bassi, stasi e sprint che danno una carica ripudiante all’abbrutimento d’ascolto che spesso riga lavori del genere occlusi nella piattezza. Malgrado un piccolo inciampo nello scadente pop (Il male che vorrei), e una registrazione totale un po’ spicciolatamente out-tone, il Cambio Pelle degli Aeguana Way è un sintomo inconfutabile di buona roba, estremamente positivo, esempio lampante di come si possa fare un banchetto lussuoso con pochi ingredienti; consigliabile a chi ama il rock senza la necessità di un minimo di accademia, e se anche qui il rinnovamento auspicato è lungi dal venire, godetevi questi minuti di buon fragore rinato, è semplice, basta seguire il “rettilineo” della Strada del Rettile senza titubanze, senza voltarvi indietro.